Il murale choc a Padova: così lo street artist insulta la Meloni

In un suo murale provocatorio aveva ritratto un'irreale stretta di mano tra il premier e il superlatitante. Ora lo street artist padovano è indagato di vilipendio: perquisita la sua abitazione

Il murale choc a Padova: così lo street artist insulta la Meloni

In un suo murale aveva rappresentato un'irreale stretta di mano tra Matteo Messina Denaro e il premier Giorgia Meloni. Immagine forte e offensiva e infatti ora per quello stencil, l'artista padovano Evyrein si ritrova indagato dalla procura di Padova per il reato di vilipendio alle istituzioni. La sua "opera" di street art, peraltro, riportava anche la scritta "In Bonafede", che richiamava provocatoriamente l'identità fittizia dietro la quale si nascondeva il boss di Cosa Nostra arrestato lo scorso 16 gennaio.

Il murale con Messina Denaro e Meloni

Nei giorni successivi alla cattura del superlatitante - nella notte tra il 22 e il 23 gennaio scorsi - in via Marsala a Padova era comparso quel murale, rilanciato sui social dallo stesso autore con il seguente commento: "In Bonafede. Accordi all'Italiana". Lo stencil era stato cancellato nel giro di poche ore, ma non era certo passato inosservato. Per l'esattezza, l'immagine era stata rimossa ma non la scritta che la sovrastava. Sui social, riferendosi proprio a quanto accaduto, lo stesso autore aveva chiosato: "Quest’opera si intitola 'Verità Scomode'".

L'accusa di vilipendio e la perquisizione

A quanto si apprende, stamani il sostituto procuratore Benedetto Roberti ha anche ordinato una perquisizione locale e personale nella casa del writer Evyrein, eseguita all’alba dagli agenti della Digos. Nell'abitazione dello street artist, gli agenti avrebbero rinvenuto bombolette e altri materiali compatibili con l'opera comparsa su un muro del capoluogo padovano. "Mi è sembrato tutto un po' esagerato. La perquisizione a quell'ora, poi mi hanno condotto in Questura quando erano le 7 e mi hanno fatto le foto segnaletiche e uno screening che neppure in ospedale. Non che siano stati scortesi o altro, però è tutto surreale, esagerato", ha commentato l'artista, come riporta il sito PadovaOggi.

Le provocazioni dello street writer

"Mi hanno sequestrato un iPad, i vestiti usati la notte del 22 gennaio, delle tag e degli stencil. Poi mi hanno portato in Questura. Non mi era mai successo", ha aggunto l'artista, dicendosi stupito dell'accusa di vilipendio. "Non so neppure pronunciarla quella parola, mi sembra tutto assurdo. È stato anche chiesto al proprietario del muro dove era apparso lo stencil se voleva denunciarmi.

Non ne ha voluto sapere", ha concluso. Enyrein non è nuovo a provocazioni artistiche espresse sui muri. Durante la pandemia aveva ad esempio raffigurato Sant'Antonio che reggeva un'enorme siringa di vaccino.

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