Le filastrocche inventate per gli alunni

La maestra Maria Grazia Argentati aveva la sezione A, tutti scolari disciplinati. Da lei arrivavano i «casi disperati», bambini che in terza elementare non sapevano né leggere, né scrivere

Le filastrocche inventate per gli alunni
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Anni ’70, scuola elementare Giulio Romano. La maestra Maria Grazia Argentati aveva la sezione A, tutti scolari disciplinati. Da lei arrivavano i «casi disperati», bambini che in terza elementare non sapevano nè leggere, nè scrivere. Lei, con pazienza, mostrava come prolungare il suono delle consonanti e come riprodurlo per iscritto e alla fine tutti, più o meno, si viaggiava alla pari.

Sempre quaderni ordinati, tabelline e poesie a memoria. Lezioni di geografia mimate attorno al lampadario, la storia di Pinocchio per tenere la classe attenta gli ultimi venti minuti della mattinata. In terza si leggeva il libro Cuore e in quinta I Promessi Sposi.

Oggi il Museo del Quaderno custodisce i suoi quaderni. Dalle filastrocche delle stagioni ai brevi spartiti ai racconti.

Come quello di Luisella che aveva un robottino per amico, «perfettamente efficiente e programmato» che giocava a mosca cieca e a nascondino» ma i giochi erano sempre uguali e «quando il ro bottino si ruppe Luisella capì perchè i giochi non cambiavano mai, perchè non aveva il cuore».

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