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Leonka, sotto tutela archivio e graffiti

La situazione kafkiana dei proprietari: riavuto lo stabile, non possono "toccarlo"

Leonka, sotto tutela archivio e graffiti
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Sono 4 le manifestazioni di interesse avanzate per il capannone di proprietà del Comune in via san Dionigi a Porto di Mare. Ora l'amministrazione nominerà una commissione che valuterà i requisiti formali e la congruità del progetto socio culturale proposto per la costruzione del bando per l'assegnazione. L'associazione delle Mamme antifasciste del Leoncavallo, sfrattate dal centro sociale e in cerca di una nuova sede, come noto, ha deciso di non accollarsi i costi della bonifica dall'amianto presente nel capannone comunale per circa 400mila euro come «atto politico» ovvero in dissenso con il fatto che il Comune chieda a onlus, associazioni ed enti culturali di sostenere un'opera necessaria per l'apertura al pubblico. Quello che sta succedendo in realtà è che il Leoncavallo è sotto tutela ministeriale (Beni culturali) non solo per i graffiti ma anche per la custodia dell'«Archivio Fausto & Iaio». L'archivio «è costituito da 150 milioni di documenti di varia natura, cui si aggiungono circa 200 rotoli di manifesti e circa 100 strscioni di tessuto e carta con estremi cronologici che vanno dal 1975 ai giorni nostri» scrive il Ministero, che continua: «Testimonia l'attività politica, sociale e culturale del Leoncavallo, storico centro sociale autogestito di Milano». Il materiale archivistico e librario rappresenta «una fonte storica di primaria importanza per la ricostruzione delle dinamiche politiche e sociali del territorio milanese nella seconda metà del XX secolo e nei primi decenni del XXI. Si evidenzia, inoltre - si legge nel documento di avvio del procedimento di tutela - il concreto rischio che il compendio possa essere disperso o smembrato in seguito a eventuali trasferimenti del centro sociale compromettendone le caratteristiche di unicità e coerenza documentaria».

Ma non è finita: la trattativa tra gli autonomi e la proprietà dell'ex cartiera di via Watteau, la società L'Orologio della famiglia Cabassi ruota intorno a un'eventuale vendita o messa in regola dell'associazione con un affitto, operazione tramontata nel 2015 .

Il motivo? I Cabassi, nonostante siano rientrati in possesso dello stabile, occupato illegalmente dal 1994, non se ne possono fare nulla. In sostanza lo stabile è vincolato, quanto meno nel suo sotterraneo perchè esiste un vincolo del Ministero dei Beni culturali sui graffiti di downtown. Nel documento del 9 maggio 2023 (numero 0006005-P) si certifica che «i dipinti murali conservati nei seminterrati risultano sottoposti a tutela ope legis ai sensi del combinato disposto degli articoli 11 e 50 del D.Lgs. 42/2004 Codice dei beni culturali e del Paesaggio: non solo non possono essere deturpati o danneggiati, ma nemmeno staccati, e per estensione distrutti, senza l'autorizzazione della Soprintendenza».

La società L'Orologio ha fatto ricorso al Tar proprio sulle modalità di applicazione della tutela prevista sui graffitti del Leoncavallo. Ma la risposta del Ministero non lascia spazio a dubbi: i graffiti sono «sottoposti a disposizioni di tutela speciale, applicabili ope legis. È quindi sanzionato penalmente chiunque proceda al distacco degli affreschi , stemmi graffiti, iscrizioni ed altri ornamenti di edifici, esposti o non alla pubblica vista».

Ecco, quindi, che i Cabassi, rientrati in possesso dell'ex cartiera dopo 30 anni, non se ne possono fare nulla: non la possono abbattere nemmeno in parte (i seminterrati sono vincolati), perchè sarebbe necessaria una modifica al pgt per un cambio di destinazione d'uso dal momento che si tratat di un edificio industiale, cosa

impensabile in questo periodo. L'alternativa? Venderlo o darlo in affitto agli autonomi che potrebbero anche trasformarlo in parte in un museo della storia dell'antagonismo milanese, tra streee art e materiale storico politico.

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