Cronaca nera

L'agonia di una neonata prematura: abbandonata e morta di stenti

Per la madre, la zia e i nonni, che non hanno chiesto aiuto per ben sei giorni, arriva l'accusa di abbandono di minore

L'agonia di una neonata prematura: abbandonata e morta di stenti

Nata prematura, era stata abbandonata a se stessa dalla madre, dai nonni e dalla zia: ora per la morte della piccola Giulia tutti i convolti nella terribile tragedia risultano indagati per abbandono di minore.

Cosa è accaduto

La triste vicenda della neonata arriva da Burgos, piccolo paese della regione storica del Goceano in provincia di Sassari. La bimba era venuta alla luce prima del tempo, all'incirca tra la trentaduesima e la trentaquattresima settimana di gravidanza della madre. Come spesso accade in casi simili, anche la piccola Giulia, decisamente fragile, avrebbe avuto fin da subito bisogno di un'assistenza specialistica mirata e di un ricovero in ospedale.

Non solo tutto questo non era avvenuto, ma evidenti segnali di trascuratezza arrivavano da prima del parto: secondo quanto riferito dagli inquirenti, infatti, la madre non si era mai sottoposta nè a visita ginecologica nei mesi precedenti l'evento, nè tantomeno a terapie che avrebbero potuto diventare determinanti per la sopravvivenza della nascitura.

Giulia era venuta al mondo all'interno dell'abitazione di famiglia in cui, oltre alla madre di 29 anni Maria Giovanna Piredda, vivevano anche la sorella Rosa e i genitori delle due donne Maria Giuseppa Urrazza e Francesco Piredda. Chiari i segni di sofferenza e difficoltà della neonata, ma nessuno aveva mosso un dito o chiesto aiuto per almeno sei giorni. Trascorso questo tempo, quando oramai era troppo tardi, erano stati i nonni a contattare i soccorsi. La piccola, abbandonata al suo destino, era già morta di stenti. Una volta chiuse le indagini da parte della procura, per tutti e quattro i rersponsabili è arrivata l'accusa di abbandono di minore.

Il dramma dell'abbandono

Come detto, la piccola Giulia era venuta alla luce in casa, senza il più che necessario supporto, specie in una nascita prematura, del personale medico di una struttura ospedaliera attrezzata. L'ipotesi è che alla base di una decisione del genere ci fosse l'intenzione di nascondere una gravidanza non accettata dal nucleo familiare della madre della bimba.

Dopo la nascita, col taglio del cordone ombelicale praticato tra le mura domestiche, la neonata era stata trascurata. Per lei niente cure speciali nè cibo, dato che era troppo piccola e fragile per potersi alimentare in modo autonomo e senza assistenza.

Giulia ha patito per sei lunghi giorni prima di spirare per inedia, presumibilmente a causa di uno stress respiratorio a cui si sono sommate delle ulcere e delle infiammazioni all'ombelico.

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