
Gentile Direttore Feltri,
a Sorrento un sacerdote ha celebrato la messa indossando sopra la tunica liturgica nientemeno che la bandiera palestinese. Le pare opportuno? A me no. Penso che un prete dovrebbe incarnare i valori cristiani, non quelli di Hamas.
Rino Siano
Caro Rino,
non soltanto non è opportuno: è scandaloso, inaccettabile, una bestemmia in forma di gesto. Quel sacerdote non ha soltanto infangato la sacralità dell'altare e la purezza del rito. Ha fatto di peggio: ha trasformato la casa del Signore in una tribuna ideologica, piegando l'universalità del Vangelo al verbo parziale, tossico e bugiardo del politicamente corretto. In luogo del crocifisso, ha indossato la bandiera di chi, il crocifisso, lo vorrebbe spezzato. Un drappo che non rappresenta la pace, ma l'odio: odio contro Israele, contro l'Occidente, contro i cristiani stessi. Quel vessillo, com'è noto, è diventato simbolo militante di un'identità islamista radicale che nulla ha a che fare con la liberazione di un popolo e tutto ha a che fare con l'annientamento dell'altro. Di noi.
Siamo alla follia: mentre sacerdoti e fedeli vengono massacrati in chiese e cattedrali in Africa, Pakistan, Siria, Nigeria, Egitto e altrove; mentre a Betlemme spariscono i cristiani, perseguitati da quelli che indossano proprio quella bandiera, qui in Italia un prete la ostenta sull'altare. Non per denunciare, ma per solidarizzare. Non per ammonire, ma per inginocchiarsi. Non per difendere la Croce, ma per calpestarla. Siamo arrivati al punto in cui pure una parte del clero cattolico ha smarrito la bussola: per paura di essere accusati di islamofobia o di sionismo, si piegano, si spogliano della propria fede e vestono i simboli del carnefice, spacciando per fratellanza ciò che è resa incondizionata. Questo non è solo conformismo: è tradimento. Tradimento della missione, della fede, dei martiri cristiani uccisi nel silenzio mondiale proprio da quelli che inneggiano ad Hamas, e che ora, persino nei templi cattolici, trovano sponde. A questo punto, più che una predica, serve un esorcismo collettivo. Perché quando il relativismo morale entra in chiesa con il permesso del parroco, è segno che Satana ha già preso posto tra i banchi.
Mi auguro che il Papa ammesso che ne abbia la forza non taccia ancora una volta, e che almeno una voce autorevole della Chiesa abbia il coraggio di chiamare questo scempio con il suo nome: eresia travestita da umanitarismo. Perché la verità è una: quel prete non ha fatto un atto di pace, ma di resa. E quando i pastori si inginocchiano davanti ai lupi, i fedeli sono lasciati in balia delle zanne.