Il suo cognome usato come insulto, cittadina minaccia causa al Comune

"Non fare la fava!" è lo slogan della campagna di sensibilizzazione sull'educazione civica lanciata dal Comune di Grosseto, basato su un gioco di parole (il termine "fava", in dialetto toscano, può essere inteso come sinonimo di "stupido"). Una residente che di cognome fa proprio Fava non ha però gradito il doppio senso e non è escluso che possa far causa ai promotori dell'iniziativa

Il sindaco di Grosseto e la giunta comunale presentano il cartello con lo slogan
Il sindaco di Grosseto e la giunta comunale presentano il cartello con lo slogan

Può un video promozionale girato per una buona causa che ha per protagonista una fava "umanizzata" alla guida di un automobile essere causa di polemica, al punto da indurre una residente ad attaccare il Comune dopo essersi offesa? In diciannove regioni su venti, probabilmente no. Se però lo spot in questione è stato realizzato e distribuito in Toscana, dove il termine è usato in più accezioni (e non tutte positive, anzi) può succedere eccome. Ed è quel che è successo a Grosseto, dove una cittadina che vive in provincia, tale Angela Fava, non ha affatto gradito l'iniziativa del Comune e dopo averlo fatto presente pubblicamente, non è escluso che possa adire le vie legali.

Andiamo per ordine: tutto è iniziato nei giorni scorsi, quando il capoluogo della Maremma ha lanciato il progetto “Torna al tuo posto”, la campagna di comunicazione per sensibilizzare i cittadini al rispetto dei parcheggi gialli e rosa destinati alle categorie protette promossa dal Comune e realizzata dall’agenzia studio Kalimero Comunicazione & Marketing. Protagonista dello spot è un baccello "umanizzato" che posteggia la propria auto in uno stallo destinato ai disabili, per indurre lo spettatore a stigmatizzare tale comportamento. E lo slogan coniato dall'agenzia è particolare: "Non fare la fava!". Si tratta di un gioco di parole: nel vernacolo toscano, la parola "fava" non indica solo il noto legume, ma viene utilizzata anche per indicare l'apparato genitale maschile e (come in questo caso) come sinonimo di "stupido" o "idiota".

“L’idea di attivare questa iniziativa nasce dall’esigenza di riflettere su un tema molto delicato, su cui proprio in queste settimane si è tornati a dibattere: la tutela e la protezione di chi si vede privato di un diritto da parte di qualcuno che, incivilmente crede di poterne disporre - ha spiegato il sindaco di centrodestra Antonfrancesco Vivarelli Colonna - un motto accattivante e simpatico che attirerà sicuramente l’attenzione. E, ed è quello che speriamo, innescherà una vera riflessione e presa di coscienza”. Il calcolo del primo cittadino si è rivelato esatto: la campagna sta facendo parlare molto a livello provinciale e regionale e va detto che numerosi utenti del web l'hanno accolta con favore e con un sorriso. Tanti, ma non tutti a quanto pare: fra chi non ha apprezzato c'è proprio la signora Angela Fava, che ha manifestato tutto il proprio disappunto in una lettera aperta inviata al quotidiano online MaremmaOggi. Una lunga lettera nella quale la sessantenne bolognese ha ricordato gli episodi di bullismo che subì da bambina quando si trasferì in Toscana, proprio a causa del suo cognome. E non ha risparmiato un duro attacco ai promotori della campagna.

La lettera di protesta

"Mi chiamo Angela Fava e sono nata a Bologna dove, come nel resto d'Italia, il mio cognome significa solo ed esclusivamente ciò che riporta il vocabolario della lingua italiana: "erba annua della famiglia delle leguminose". Poi mi sono trasferita in Toscana durante l'infanzia e da subito sono iniziati i vari sfottò, dato che solo in questa regione il termine assume più che altro l'appellativo di organo genitale maschile o di persona che tende a fare sciocchezze - si legge - a volte, quando nell'ufficio le impiegate devono chiamarmi lo fanno chiamandomi per nome, mai per cognome. Ma io sono orgogliosa di portarlo. A distanza di anni potrei affermare di esser stata bullizzata e vi assicuro che all'inizio non è stato facile. Per fortuna sia io che la mia famiglia abbiamo sempre deciso di lasciar perdere le persone che ne traevano piacere.

Oggi però alla soglia dei sessant'anni apprendo con disappunto che una nota agenzia di pubblicità incaricata dal Comune di Grosseto per una campagna di sensibilizzazione tappezzerà la città con manifesti che usano tale cognome per far sentire le persone che parcheggiano in determinati stalli "delle fave". Chi mi conosce sa bene che ora io sono la prima ad ironizzare, ma penso che potrebbero esserci ancora bambini o bambine con il mio cognome. Buongusto e rispetto, questi sconosciuti".

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