La fuga delle suore di clausura e quel mistero da 200mila euro

La rivelazione di una delle consorelle costrette ad allontanarsi: "È stato un massacro psicologico durato due anni e otto visite"

La fuga delle suore di clausura e quel mistero da 200mila euro
00:00 00:00

Continua a tenere banco la vicenda delle suore di clausura che si sono viste costrette, a causa di condizioni di vita quotidiana divenute da tempo insostenibili, ad abbandonare il monastero di San Giacomo di Veglia a Vittorio Veneto (Treviso).

A fornire la propria testimonianza per spiegare cosa è accaduto davvero tra le mura del luogo di preghiera a cui erano legatissime è una delle consorelle che una mattina di fine aprile hanno deciso, pur con grande sofferenza, di dire addio al complesso che le aveva ospitate per tanti anni.

La scintilla che ha innescato la reazione delle religiose è stata l'allontanamento forzato della badessa suor Aline Pereira e dell'anziana priora suor Maria Paola Dal Zotto da parte di una commissione inviata dal Vaticano. Il sospetto è che dietro questa decisione arrivata "dall'alto" ci fossero degli interessi di natura economica, essendo la struttura rinomata per la produzione di un apprezzatissimo Prosecco Docg realizzato con uve coltivate nelle vigne del monastero. Tanto è vero che, spiega la suora che ha deciso di parlare, già il giorno dopo l'allontanamento delle due consorelle "i membri della commissione hanno cambiato i nomi degli intestatari dei conti del convento e si sono intestati i conti bancario e postale, una cifra di oltre 200mila euro, assieme a tutti i contanti che suor Aline aveva nella sua cella".

Come già emerso nelle ore successive all'abbandono volontario del monastero, alla base di questa situazione invivibile ci sarebbe una lettera inviata nel 2023 da 4 altre suore direttamente al Papa per lamentarsi della condotta della badessa. Allora l'inchiesta non andò avanti, dal momento che si parlò solamente di "calunnie", eppure la situazione è ugualmente precipitata. La suora che ha deciso di parlare spiega che le 4 consorelle firmatarie di quella missiva sono in realtà tutte persone con conclamati problemi di natura psicologica.

"Dopo la lettera delle quattro sorelle, tutte con fragilità, è iniziato un vero e proprio periodo di forte vessazione psicologica con otto visite al convento da parte di una commissione che non ha fatto altro che spaventarci e toglierci la serenità di cui avevamo bisogno in un ambiente di preghiera come il monastero", racconta, affranta, la consorella. Le nuove imposizioni, la limitazione della libertà all'interno del complesso hanno costretto le suore ad allontanarsi. "Abbiamo dovuto fuggire come dei carcerati dalla prigione, di notte abbiamo portato fuori i bagagli di nascosto e al mattino presto siamo fuggite passando prima dai carabinieri per notificare loro l'accaduto", prosegue, "siamo scappate senza nemmeno i soldi per la spesa". "È arrivato l’abate Lepori e ha tagliato in due la nostra comunità spezzandone per sempre l’armonia", precisa ancora,"la lettera che ha usato come pretesto è stata scritta da sorelle che purtroppo avevano grossi problemi personali".

"Una di loro si era perfino accanita contro uno dei due cagnolini del convento, arrivando anche a colpirlo con calci e altri dispetti", ricorda la consorella,"ad un'altra è stata diagnosticata la schizofrenia e una celebrava strani riti in cimitero. Una quarta diceva di ricevere messaggi da Gesù". È a questo punto che si è inserito l'abate. "Persone fragili che per debolezza e invidia hanno scatenato un inferno. Padre Lepori ha visto la possibilità di inserirsi in questo contesto e ci ha distrutte", accusa la suora. "Perché, invece di dare peso alle deliranti parole delle suore con problemi, non hanno dato ascolto a noi che cercavamo di far capire loro che tutto quello che era stato affermato nella lettera erano semplicemente delle infamanti calunnie?", si domanda, "ci siamo sentite sminuite come persone e trattate come delle incapaci".

A questo punto il monastero è inevitabilmente destinato a chiudere i battenti, rivela. Le suore rimaste non sono più in grado di gestire la situazione: tutte, ovvero undici più la badessa, sono troppo anziane per mandare avanti la struttura. Non solo, dato che "suor Martha ha già allontanato i ragazzi disabili che gestivano l’orto in quanto non gradisce presenze esterne nel monastero. La chiusura è solo questione di tempo".

Peraltro, puntualizza in conclusione la suora, la prima verifica fatta dal Dicastero tramite suor Ester Stucchi aveva confutato le accuse scritte nella missiva: "In molti altri casi la Chiesa aveva mostrato benevolenza

verso le suore di altri conventi", spiega in conclusione, "Nel nostro caso è stato un massacro psicologico durato due anni e otto 'visite'. Non meritavamo di venire divise e distrutte in questo modo".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica