Caso Resinovich, il giallo della frattura nella zona vertebrale

Le lesività riscontrate sul corpo di Liliana Resinovich vanno nella direzione dell’aggressione prima della morte? È braccio di ferro tra i consulenti

Screen Quarto Grado
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Una considerevole parte degli italiani tiene il fiato sospeso sul caso di Liliana Resinovich: il giallo della donna, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, assume per l’opinione pubblica nuovi contorni oscuri a seguito delle presunte novità legate ai nuovi esami sul corpo e alle nuove indagini.

Si parla di presunte novità perché su una in particolare non c’è una conferma ufficiale (e si è scatenato un braccio di ferro di consulenze), ovvero che sia stata riscontrata su Lilly la frattura di una vertebra T2 risalente a pochissimo prima della morte. “Lei è stata picchiata da qualcuno perché i segni sono inequivocabili”, aveva commentato a Quarto Grado il sedicente amante Claudio Sterpin. Una convinzione rincarata dalla cugina della donna Silvia Radin: “Come ha fatto a infilarsi i sacchetti sia sulle gambe sia sulla testa? Se hai una vertebra fratturata non è che ti muovi facilmente, non respiri neanche facilmente”.

La presunta frattura si aggiunge alla tumefazione riscontrata sulla palpebra destra, alla macchia ematica in corrispondenza della narice destra, all’infiltrazione emorragica sull’orecchio sinistro, all’infiltrazione emorragica sul labbro superiore, al segno sul labbro inferiore, alle escoriazioni sulla mano destra. “Ci sono lesioni avvenute in vita”, ha spiegato la consulente della famiglia Resinovich Fabiola Giusti, che ha aggiunto come anche il primo medico legale avesse parlato di lesività. L’ipotesi è che i sacchetti in cui era avvolta Lilly avrebbero fermato il sangue, che altrimenti sarebbe risultato sparso ovunque, per esempio sui vestiti.

Secondo la consulente dei Resinovich Gabriella Marano, la presunta frattura “rafforza l’idea che Liliana sia stata malmenata e allontana l’ipotesi suicidiaria”. Tra l’altro si ventila la possibilità ulteriore di un’infiltrazione pleurica riscontrata sul corpo: in altre parole i polmoni potrebbero aver risentito dello schiacciamento della vertebra.

Le prime indagini associarono le lesioni all’ipotesi che Liliana possa essere caduta, ma secondo l’avvocato di Silvia Antonio Cozza, i vestiti troppo puliti indossati dal cadavere “non sono quelli che indossava una persona che è caduta in un bosco”.

Ma, come detto, è braccio di ferro tra i consulenti di parte.

Luciano Garofano, ex generale dei Ris e oggi consulente del vedovo Sebastiano Visentin, ha chiarito come quella microlesione potrebbe avere un’origine variabilissima e sarebbe solo una rima di frattura: “Non ci sono altre lesioni, non ci saranno altre lesioni e quelle lesioni che sono state esplicitate ci sono, ma sono talmente risibili che nessuno di noi è saltato sulla sedia”.

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