Cronaca nera

Il padre di Turetta: "Non siamo una famiglia patriarcale". Poi la frase sull'orsacchiotto

La disperazione è tanta nella famiglia di Filippo Turetta. Un dolore diverso rispetto ai familiari di Giulia ma comunque grande: "Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori"

Il padre di Turetta: "Non siamo una famiglia patriarcale". Poi la frase sull'orsacchiotto

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"Non siamo una famiglia patriarcale". Il padre di Filippo Turetta respinge le accuse: "Forse voleva rapirla"

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A tre giorni dalla cattura di Filippo Turetta in Germania, e dopo aver avuto prima un doveroso faccia a faccia con il padre di Giulia Cecchettin, i genitori del ragazzo accusato dell'omicidio hanno rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Ci tengono a difendersi subito dall'accusa che più di altre rimbalza e riempie la bocca di alcuni. "Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso in casa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dalla scuola", dicono ora i genitori di Turetta, Nicola ed Elisabetta.

Non sanno darsi una spiegazione per quello che il figlio Filippo ha fatto alla ex fidanzata. Non si spiegano come quello che, nei primi giorni subito dopo la scomparsa dei ragazzi, il papà definiva "figlio perfetto", abbia potuto prima rapire e poi uccidere, questa l'accusa, la ragazza che diceva di amare. Soffriva per la rottura con Giulia, questo lo conferma anche suo padre, "Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo". Continuavano a vedersi e a uscire, si incontravano in università, dove studiavano nella stessa facoltà. Ma lui era più indietro di lei, che si sarebbe dovuta laureare nei giorni scorsi per poi partire e, quindi, allontanarsi definitivamente da lui. Ed è forse questo che Filippo non poteva sopportare: il definitivo distacco da quella ragazza, incapace di accettare la fine di quel rapporto.

"Mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?", si chiede oggi il papà di Turetta. Col senno di poi sono stati probabilmente tanti i campanelli d'allarme che non sono stati recepiti ma quando la soglia di attenzione è bassa perché non si ha percezione che il proprio figlio possa agire in quel modo, non vengono percepiti. Ed è proprio per l'immagine che suo padre ha sempre avuto di Filippo, che oggi rifugge l'idea che il ragazzo possa aver premeditato l'uccisione di Giulia: "Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Non so darmi una risposta".

E il padre, che non è tenuto a dare risposte in nome del figlio, non sa nemmeno spiegarsi il perché dell'uccisione: "Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato". Solo Turetta, quando rientrerà in Italia dalla Germania, potrà dire cosa sia successo quella notte con Giulia, sempre se parlerà con gli investigatori. Quel che resta è però la disperazione di due famiglie, diversa e agli antipodi, ma comunque devastante. Ed è con quella disperazione che il papà di Filippo, poche ore dopo l'arresto, si è lasciato andare a una dichiarazione choccante: "Avrei preferito finisse diversamente anche per mio figlio". Parole che, come lui stesso spiega, gli sono venute spontanee: "Sono cose che si pensano. Ma resta nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto.

Noi siamo pur sempre i suoi genitori".

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