Cronaca nera

Mahmoud, 19enne ucciso e mutilato perché voleva cambiare lavoro

Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, 19 anni, è stato ucciso e mutilato perché aveva deciso di cambiare lavoro. L'omicidio nell'appartamento del suo titolare: lui e il complice sono stati arrestati

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Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, 19 anni, sarebbe stato ucciso e poi mutilato perché voleva lincenziarsi. È il dettaglio che emerge a poche ore dall'arresto di Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel (detto Tito) e Mohamed Ali Abdelghani (detto Bob) entrambi egiziani, uno di 26 e l'altro di 27 anni, accusati di omicidio e soppressione di cadavere. "Dopo aver trasportato il cadavere di Abdalla Mahmoud Sayed Mohamed da Genova a Chiavari all’interno di una valigia, lo sopprimevano; nello specifico, dapprima tagliavano la testa e le mani dal corpo, e quindi gettavano i resti in mare", scrive Repubblica.it rilanciando uno dei passaggi chiave del macabro delitto.

Il movente del delitto

Un delitto atroce, alla stregua di una brutale esecuzione criminale, per futili motivi. Stando a quanto hanno ricostruito i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Genova Daniela Pischetola, i due egiziani avrebbero "giustiziato" il giovane Abdalla perché aveva deciso di licenziarsi. Decisione che aveva già preannunciato al suo datore di lavoro e di cui sarebbe stato a conoscenza anche il collega Bob, l'altro egiziano arrestato per l'omicidio. Il ragazzo lavorava alle dipendenze di Tito in un negozio di barbiere, Aly Barber Shop (il nome dell'attività), in via Merano a Sestri Ponente.

Le foto sui social

Stando a quanto scrive Repubblica.it, a scatenare la furia omicida della coppia killer potrebbero essere state alcune foto che il 18enne aveva postato su Instagram mentre tagliava i capelli in una barberia concorrente. Tanto sarebbe bastato ai due egiziani per passare al piano criminale. Un testimone ha raccontato che Abdalla si lamentava degli orari di lavoro massacranti, durante i quali gli veniva negata anche la pausa pranzo, e che i soldi non bastavano a mantenere la famiglia nel suo paese d'origine.

L'omicidio

L'omicidio si sarebbe consumato nell'alloggio di Tito, il datore di lavoro, a Sestri Ponente. Dopodiché i presunti assassini avrebbero infilato il cadavere in una valigia e servendosi di un taxi avrebbero raggiunto Chiavari. Qui, verosimilmente nel retrobottega dell'altro negozio, il ragazzo sarebbe stato mutilato e decapitato. Poi i resti, come ricostruito dalle indagini dei carabinieri, sono stati nuovamente infilati nel bagaglio di "grosse dimensioni" e gettati nel fiume Entella. Il cadavere del ragazzo è raffiorato al largo di Santa Margherita lunedì pomeriggio. Gli arti, ritrovati su una spiaggia di Chiavari, hanno consentito l'identificazione della vittima.

Le versioni dei due indagati

Le versioni fornite da Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel (Tito) e quella di Mohamed Ali Abdelghani (Bob) non sono completamente coincidenti. Bob ha spiegato che Tito avrebbe litigato con Abdalla, infierendo contro il ragazzo con varie coltellate. Lui si sarebbe frapposto, ma poi sarebbe stato costretto a spostarsi per pararsi da eventuali fendenti. Ha aggiunto anche che Tito, dopo avere ucciso il 18enne, avrebbe minacciato di morte lui e i suoi familiari se non avesse collaborato. Sicché Bob avrebbe aiutato il presunto killer a portare via il corpo in una "valigia di grosse dimensioni" di colore scuro, che entrambi hanno caricato su un taxi insieme all'altro baglio contenente gli effetti personali di Abdalla.

Le indagini

Le telecamere di videosorveglianza hanno cristallizzato i momenti salienti della truce esecuzione. Un filmato in particolare mostra il valigia scura "di grandi dimensioni" che viene "portata sollevata e caricata sulle spalle: dalla posizione si evince che esso è molto pesante e non viene ragionevolmente trascinato con l'ausilio delle sue ruote per non fare rumore". Sono le 3:07 del mattino. La videosorveglianza segue i due egiziani fino alla pista ciclabile lungo la sponda destra del fiume Entella poi, non essendoci più telecamere, i due svaniscono nel buio.

L'occhio elettronico li immortala solamente 49 minuti dopo. Dal punto dell'ultima ripresa, alle ore 3:07, al luogo dove è stata trovata la prima mano del ragazzo, c'è una distanza di circa 160 metri. Al ritorno, annotano gli investigatori, i due indagati vengono "riagganciati dalla telecamera alle 4:10. La valigia viene trasportata, a differenza del viaggio d'andata, con facilità: le immagini mostrano gli indagati mentre trasportano con cautela la valigia sollevata oltre il cancelletto pedonale, evidentemente per rientrare nella barberia.

Anche in questa occasione la valigia viene tenuta sollevata per limitare i rumori, ma la posizione con cui viene sorretta dagli indagati (ben lontana dal baricentro e con un solo arto disteso), consente di apprezzare come essa fosse, a quel punto, decisamente più leggera".

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