Scena del crimine

"Senza via d’uscita", "Bugiardo". Così Benno ha ucciso i genitori

Benno Neumair ha ucciso i genitori Laura Perselli e Peter Neumair: è stato condannato in primo grado all'ergastolo nel novembre 2021

"Senza via d’uscita", "Bugiardo". Così Benno ha ucciso i genitori
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Il 4 gennaio 2021 Laura Perselli e Peter Numair, rispettivamente di 68 e 63 anni, due ex insegnanti in pensione con la passione dello sport all’aria aperta, scomparvero nel nulla. I loro corpi furono restituiti dal fiume Adige nei mesi successivi: erano stati uccisi dal figlio, Benno Neumair, poi condannato in primo grado all’ergastolo.

Il duplice omicidio

Gran parte della dinamica del duplice omicidio di Peter e Laura è stata ricostruita anche grazie alle dichiarazioni del figlio Benno, che dopo aver denunciato la scomparsa dei genitori il 5 gennaio, si è costituito il successivo 28 gennaio - tuttavia gli inquirenti avevano già iniziato a indagare su di lui. Il tutto si è svolto nella villetta di famiglia a Bolzano.

Benno ha raccontato perfino il movente del delitto. “Papà mi rinfacciava che non valessi niente - ha spiegato il giovane nel suo interrogatorio - Era uscito fuori il discorso delle mie responsabilità. Mi sono sentito così alle strette, così senza una via d'uscita. Io mi rifugio in camera e vengo incalzato anche se voglio stare in pace. Volevo solo il silenzio. L'ho zittito, ho preso dalla bacinella di plastica dove ho gli attrezzi la prima corda di arrampicata che ho trovato”.

I coniugi Neumair sarebbero stati infatti strangolati con un cordino da arrampicata: per l’omicidio di Peter è stata riconosciuta a Benno la seminfermità, mentre durante l’omicidio di Laura Benno sarebbe stato “capace di intendere e volere”.

Durante l’interrogatorio, Benno è stato prodigo di dettagli. “Eravamo in corridoio - ha continuato, parlando del parricidio - Siamo cascati insieme per terra, non so se l'ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto, o sdraiato in corridoio. Ricordo che in quel momento è suonato il mio cellulare, probabilmente ho risposto. Poi ricordo che mi sono di nuovo agitato, sentendo il rumore del cellulare e poi, subito dopo, il rumore del chiavistello. Mi sono mosso verso la porta, è entrata la mamma, avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla”.

La casa dei Neumair

Durante lo strangolamento, lo smartphone di Laura sarebbe caduto per terra: Benno l’avrebbe preso, insieme con quello del padre, e gettato sull’argine dell’Adige. Rientrando in casa, avrebbe telefonato alla madre, il cui corpo era ancora all’ingresso: il device squillava libero. “Ero contento che il telefono squillasse, perché poteva significare che mi fossi sognato tutto”, ha chiosato Benno.

Il giovane ha poi pulito tutto, chiedendo a una donna conosciuta su Tinder di aiutarlo. Da un’altra invece si sarebbe fatto lavare i vestiti. Successivamente avrebbe trasportato i corpi per gettarli nell’Adige che, come detto, li ha restituiti mesi dopo.

L’unico sospetto

Gli inquirenti hanno seguito una prima pista, immediatamente dopo la denuncia di scomparsa da parte di Benno: messi al corrente che i coniugi svolgessero attività all’aria aperta come trekking e passeggiate in montagna, si sono recati dapprima in un hotel della zona che proprio in quei giorni era stato travolto da una frana. Ma la ricerca si è conclusa in un nulla di fatto.

Benno Neumair al processo

Scoprendo che gli smartphone dei Neumair erano stati spenti la sera prima della denuncia, hanno iniziato a cercare di capire la posizione di Benno, scoprendo che da poco tempo era tornato a vivere con i genitori, dopo un problema psichiatrico riscontrato in Germania. Così il 10 aprile 2021 Benno è stato rinviato a giudizio con l’accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere.

La “restituzione” dei corpi

Nonostante a fine gennaio 2021 Benno si sia costituito, si è dovuto attendere per eseguire l’autopsia sui corpi, che in quel momento erano mancanti. Laura è stata ritrovata il 5 febbraio, circa un mese dopo la scomparsa, il cadavere di Peter è stato restituito dal fiume il 27 aprile. L’autopsia ha confermato poi la morte per strangolamento.

Madè

Madè Neumair

C’è una quarta persona in questa vicenda luttuosa, una terza vittima che da quel giorno piange i genitori. Si tratta di Madè Neumair, figlia di Peter e Laura e quindi sorella di Benno. Ed è stata la prima a nutrire sospetti verso il fratello. “Benno ha sempre raccontato bugie, sin da bambino - ha raccontato, come riporta L’Adige - è un tratto del suo carattere. In famiglia lo sapevamo tutti. E purtroppo ho capito che mi stava mentendo anche subito dopo la sparizione dei nostri genitori, il 4 gennaio. Ma lui negava, diceva che non dovevo prendermela con lui, sostenendo che non sapeva cos'era successo ai nostri genitori e che lui non c'entrava nulla”.

Con grande dignità e forza d’animo, Madè, in questi due anni, si è battuta per la verità. “La circostanza più dolorosa e quella con la quale devo fare i conti è sapere come sono morti - ha spiegato in un’intervista a Quarto Grado - Sapere che non è stato un incidente, sapere come hanno passato i loro ultimi minuti di vita, che hanno sofferto tanto, che c’è stata violenza e soprattutto che si sono accorti che è stato Benno a farlo”.

Il processo

Il processo di primo grado è partito il 4 marzo 2022. Spesso Benno si è trincerato dietro al proprio silenzio. “Si nasconde come un codardo - ha commentato Madè in un’intervista al Corriere del Veneto - Io vorrei che non si dimenticasse mai il vero motivo per cui siamo qui in tribunale: l’atroce omicidio di due persone. Lui non parla mai della violenza fatta, della sofferenza causata. Noi non siamo qui per parlare del tipo di educazione impartita dai miei genitori, delle telefonate tra parenti, dei rapporti tra sorelle. No, siamo qui per parlare del fatto che un adulto cosciente ha ucciso i suoi genitori”.

Il processo si è concluso il 19 novembre 2022: la corte d’assise di Bolzano si è pronunciata condannando Benno all’ergastolo. L’accusa aveva chiesto anche un anno di isolamento in carcere, ma sono state concesse per questo le attenuanti generiche. Madè ha commentato in questo modo la condanna a Storie Italiane: “Non è un traguardo, è la fine di un capitolo molto doloroso in quest’ultimo anno. Se qualcuno mi avesse detto prima quanto sarebbe stato doloroso, avrei pensato forse di non farcela. Speriamo che ora arrivi un po’ di pace.

Questa pena, la sentenza, la lettura delle motivazioni non ci daranno indietro mamma e papà, ma forse ci ridaranno un po’ di pace”.

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