"Yara non è mai uscita viva da lì. Ora analizzeremo le nuove prove"

I legali di Massimo Bossetti sono in attesa di acquisire il materiale mai visionato per tentare una revisione del processo. L'avvocato Paolo Camporini: "Riscontri oggettivi agli atti. Yara non uscì mai viva dal centro sportivo"

Screen Belve
Screen Belve

"L'unico Dna rinvenuto e mai contestato porta a un contesto diverso da quello che ha determinato la condanna del mio assistito". Lo dichiara a ilGiornale l'avvocato Paolo Camporini, uno dei legali di Massimo Giuseppe Bossetti, l'ex muratore di Mapello condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa il 26 novembre del 2010 a Brembate di Sopra (Bergamo) e ritrovata senza vita in un campo a Chignolo d'Isola tre mesi dopo. A 15 anni dal delitto, per la prima volta i difensori del 54enne potranno visionare i dati relativi ai profili genetici che portarono all'identificazione di "Ignoto Uno", traccia poi attribuita a Bossetti . "Si tratta di materiale probatorio 'stranamente' non depositato agli atti processuali, tanto che la Corte ne ha valorizzato il carattere di assoluta novità", puntualizza i legale.

Paolo Camporini
L'avvocato Paolo Camporini, uno dei due legali di Massimo Bossetti

Avvocato Camporini, ci sono novità?

"Al momento nessuna. La Corte d’Assise ha delegato la polizia giudiziaria per l’acquisizione del materiale presso gli uffici del Ris e della polizia scientifica. In data 7 luglio è stata concessa una proroga di altri 30 giorni, quindi i nuovi termini sono fissati per agosto. Attendiamo fiduciosi".

Cosa comprende, nello specifico, l’elenco del materiale messo a disposizione per le indagini difensive?

"Tutte le immagini fotografiche ad alta risoluzione effettuate dal Ris di Parma durante l’esame e le analisi dei reperti oggetto d’indagine. Poi ci sono i tracciati elettroferografici prodotti dal Ris e dai consulenti tecnici della Procura, i dati relativi campioni di riferimento della vittima e le caratterizzazioni genetiche effettuate sia dal Ris che dalla polizia scientifica. Tutto materiale probatorio 'stranamente' non depositato agli atti processuali, tanto che la Corte ne ha valorizzato il carattere di assoluta novità".

Una volta acquisiti tutti i dati, quale sarà il passo successivo?

"Li faremo esaminare dai nostri consulenti tecnici. Noi siamo convinti che il Dna ritrovato sugli indumenti di Yara non sia di Bossetti".

Sembra esserne certo.

"Lo sono. Bossetti è stato condannato per mezzo Dna, in quanto mancava la parte mitocondriale, circostanza non esistente in natura. Abbiamo denunciato altre centinaia di anomalie, tra cui l’utilizzo di kit scaduti da oltre un anno e mai regolarizzati. Si tratta di un dato totalmente inaffidabile. Se non fosse stato, ripeto, per quel mezzo Dna, sarebbe stato assolto, non essendoci altre prove certe ed individualizzanti a suo carico".

Il suo assistito si è sempre professato innocente. Le ha mai fatto il nome di un ipotetico altro responsabile?

"Bossetti non può sapere chi sia stato a uccidere Yara. Non conosceva la vittima, né ha mai avuto contatti con la ragazza o con suoi conoscenti".

Qual è la sua idea al riguardo?

"La storia non è quella che ha portato alla condanna di Bossetti. Noi abbiamo la nostra idea, che abbiamo già manifestato nelle sedi opportune".

Cioè?

"Posso solo dirle che, secondo noi, sulla base di evidenze non contestabili, Yara non è mai uscita viva dal quel centro sportivo. E si badi che non parlo della palestra, ma dell'intera struttura, che copre un territorio molto più ampio".

Su quali elementi si fonda il suo convincimento?

"La mia non è un’opinione, ci sono riscontri oggettivi agli atti dell'inchiesta. A partire dal fatto che nessuno, dei moltissimi presenti, ha visto Yara uscire dal centro sportivo quella sera, né tantomeno l’ha vista caricare su un autocarro. Anche l’unico Dna rinvenuto e non contestato, per natura ed appartenenza, porta a quel contesto".

E quindi, secondo lei, quale potrebbe essere una ricostruzione alternativa?

"L’omicidio è avvenuto all'interno del centro sportivo e il cadavere è stato trasportato nel campo di Chignolo d’Isola non molti giorni prima del ritrovamento. Ci sono riscontri agli atti, anche tecnici, che forniscono questo genere di indicazione".

Quali?

"Non posso elencarli tutti, perché sono numerosi. Rammento solo che anche il genetista più famoso al mondo, Peter Gill, tanto decantato nel processo ed in sentenza, aveva evidenziato l’impossibilità che sugli indumenti di Yara ci fosse solo il Dna nucleare e non mitocondriale dell’aggressore. Inoltre aveva sottolineato che il Dna non poteva essere contestuale all'omicidio, ma era stato versato in un momento successivo ed aveva escluso che quel corpo potesse essere rimasto tre mesi in quel campo. Ma potrei citare tanti altri riscontri. Il punto è che questo processo è pieno di contraddizioni e anomalie".

Lei è stato membro dell'Osservatorio sull’errore giudiziario delle Camere Penali italiane. A parer suo, la vicenda che coinvolge il suo assistito rientra nella casistica?

"Questo di Bossetti è certamente un errore giudiziario. Tanto è vero che nella casistica degli errori giudiziari, la percentuale più alta è rappresentata da una prova scientifica sbagliata. Come appunto lo è stato in questo caso per il Dna erroneamente attribuito al mio assistito".

E della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco cosa ne pensa?

"Non conosco gli atti, quindi ritengo inopportuno esprimere valutazioni. Certamente questa è la prova che le analisi tecniche e genetiche si possono rifare anche a distanza di anni dal delitto, anche grazie all’evoluzione scientifica in punto di analisi, posto che però vi sia una volontà precisa di fugare ogni eventuale dubbio".

Ritornando a Bossetti, lei e il suo collega, l’avvocato Salvagni, avete già preso in considerazione l’ipotesi di una eventuale richiesta di revisione del processo?

"Procediamo per gradi. Nel senso che, in questo momento, il nostro obiettivo è quello di poter effettuare le consulenze tecniche. Ci spiace di non poter più disporre dei campioni di dna, prima denunciati come esauriti così da comportare il rigetto della richiesta di perizia, e poi distrutti, non appena passata in giudicato la sentenza, nonostante il divieto posto dal giudice dell’esecuzione. Poi, in base all’esito degli accertamenti, valuteremo il da farsi".

Ha avuto modo di incontrare il suo assistito di recente? Se sì, cosa le ha detto?

“Ci ho parlato sabato scorso.

Lui è convinto che se si riuscisse a ottenere una perizia in contraddittorio sulla prova genetica riuscirebbe a dimostrare di essere estraneo alla vicenda. Del resto anche noi puntiamo a dimostrare che quel Dna non è di Bossetti".

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