I pugni, la condanna, il suicidio. La storia di Cantant, dai Noir Désir alle morti delle compagne

Bertrand Cantat è stato condannato per la morte di Marie Trinignant, avvenuta nel 2003. Nel 2010 si è tolta la vita l'ex moglie del solista dei Noir Désir Krisztina Rady: l'artista è stato indagato per istigazione al suicidio

I pugni, la condanna, il suicidio. La storia di Cantant, dai Noir Désir alle morti delle compagne

Nel 2001 Manu Chao, ex cantante dei Mano Negra, si esibì in tre concerti da solista in Italia. Si tornò a parlare di lui come non si faceva dagli anni ’80, da quando trasmissioni come Deejay Television trasmettevano a rotazione il video di Mala Vida. E qualunque cosa facesse Manu Chao in quel periodo diventava notizia, compresa la collaborazione con un gruppo, francese di Bordeaux, nel brano Le vent nous portera. È così che molti in Italia, soprattutto tra i Millennial, hanno conosciuto, in ritardo, i Noir Désir, in realtà attivi dal 1985. È così che anche i non appassionati di musica hanno sentito parlare di Bertrand Cantat, successivamente protagonista di un caso di omicidio e di un’indagine per istigazione al suicidio.

Chi è Bertrand Cantat

Classe 1964, nato in Nuova Aquitania e vissuto per un periodo in Normandia, Cantat ha fondato i Noir Désir appunto nel 1985 (ma il nome definitivo della band viene utilizzato dal 1987), con altri tre musicisti che aveva conosciuto al liceo: Serge Teyssot-Gay, Denis Barthe e Frédéric Vidalenc. L’attività del gruppo non è però solo musicale, dato che Cantat ha preso spesso posizioni politiche, dai palchi alle interviste.

Nel 1997 si è sposato con Krisztina Rady, dalla cui relazione sono nati due figli, Milo e Alice. Quando Rady era incinta di quest’ultima, nel 2002 Cantat ha però avviato una frequentazione con l’attrice Marie Trintignant, anche lei sposata. I due si erano conosciuti a un concerto di lui: l’attrice stava studiando per il film Janis & John, diretta dal marito Samuel Benchetrit, e voleva approfondire atteggiamenti e movenze delle rockstar.

Marie era peraltro figlia d'arte: il padre era Jean-Louis Trintignant, uno degli esponenti più noti di quella collaborazione cinematografica tra Italia e Francia gegli anni ’60 e ’70, collaborazione che aveva dato vita a film come Il sorpasso e La donna della domenica. Un anno dopo l'inizio della frequentazione Marie Trintignant sarebbe divenuta l’altra protagonista di un caso di omicidio, però da vittima.

L’omicidio

A maggio 2003 Cantat e Trintignant volano a Vilnius in Lituania: lei deve girare il film Colette, une femme libre, diretta dalla madre Nadine. Lui è spesso presente sul set, circostanza che in tanti trovano insolita, ma d’altra parte c’è praticamente la famiglia Trintignant al completo al lavoro: chi ci fa caso lo fa perché lui appare possessivo. Quando non è sul set, Cantat tempesta Trintignant di sms. Fino a che lei ne riceve uno da Benchetrit: il regista ed ex marito parla con lei della promozione di Janis & John, ma a Cantat una frase appare troppo tenera. È lui stesso a dichiararlo nella sua prima deposizione.

Così l’assistente di produzione cerca di calmare gli animi, soprattutto aver visto Cantat bloccare contro il muro Trintignant tenendola per le spalle: accompagna la coppia nell’albergo in cui alloggiano a Vilnius tenendoli per mano, lui da un lato, lei dall’altro. Sembra tutto molto più calmo, ma nella camera 35 accade qualcosa di terribile.

È la notte tra il 26 e il 27 luglio 2003, tra i due scoppia una violenta discussione, e Cantat non si limita solo alle parole: colpisce più volte Trintignant al volto e, verrà stabilito in sede autoptica, non solo. Dopo di che distende la donna sul letto e contatta il fratello di lei, Vincent Trintignant, il quale suggerisce di chiamare i soccorsi: Cantat lo dissuade e l’uomo desiste, non vedendo tracce sangue. In sede di deposizione si scoprirà che è stato Cantat, per sua stessa ammissione, ad aver pulito il sangue. Poco dopo le 7 del mattino, Vincent Trintignant allerta l’ospedale e la sorella viene trasportata in nosocomio in coma.

Cantat a questo punto rientra in albergo e tenta il suicidio, ingerendo diversi psicofarmaci, ma viene salvato da una lavanda gastrica in ospedale. Intanto Marie Trintignant lotta tra la vita e la morte: viene sottoposta a due interventi in Lituania e poi viene trasportata in Francia, dove viene operata ancora una volta. Ma non è sufficiente: l’attrice muore l’1 agosto 2003.

Il processo

L’autopsia stabilisce che Marie Trintignant sia stata colpita da 19 pugni, tra cui 4 al volto: questi le avrebbero provocato un edema cerebrale, ovvero la causa della morte, il distacco dei nervi ottici, la rottura del setto nasale e altre lesioni interne. Ma per Cantat, il cui processo si svolge in Lituania nella seconda metà di marzo 2004, si sarebbe trattato solo di schiaffi, anche se molto forti, vibrati mentre l’artista indossava grossi anelli su entrambe le mani.

La stampa e l’opinione pubblica si schierano dalla parte di Cantat, pensando si sia trattato di un incidente. Anche perché il cantante proclama nella prima deposizione, riferendosi all’attrice: “Mi ha afferrato, mi ha tirato un pugno in faccia e poi mi ha spinto via. Lì non c'ho visto più, mi ha preso una rabbia nera, una rabbia cieca. Non ho capito più niente e l'ho presa a schiaffi”. Successivamente, dice, l’avrebbe presa per la maglia con l'intenzione di buttarla sul divano, ma lei sarebbe finita sul bordo del divano a pancia in giù, cadendo per terra.

Le autorità lituane stabilirono che Cantat mentiva, accusandolo di omicidio volontario. Ma al tempo stesso si iniziò a parlare di “delitto passionale”, anche per via della seconda deposizione dell’artista, deposizione in cui ritrattò quanto affermato in precedenza, attribuendo alla vittima un comportamento provocatorio, forse sperando di far leva sulla legittima difesa. Cantat parlò delle botte “come un’esperienza extracorporale”.

In sede processuale, sebbene non gli è contestata l’omissione di soccorso, viene chiarito anche il nodo relativo ai ritardi nei soccorsi. Vincent Trintignant testimonia di essere giunto in albergo alle 4.30 e racconta ciò che gli viene detto dal cantante: "Cantat diceva che bisognava lasciarla dormire, che sarebbe passato tutto con un’aspirina al suo risveglio. Sembrava sincero e non ero troppo preoccupato”, appunto per l’assenza di sangue.

Dopo solo tre udienze Bertrand Cantat viene condannato a 8 anni di reclusione, che sconta in Lituania per alcuni mesi - venendo sottoposto a cure psichiatriche - per poi essere estradato in Francia, dove esce con la libertà condizionale nel 2007, nonostante l’opposizione della famiglia della vittima.

Cosa è accaduto dopo

Tra il 2007 e il 2008 Cantat riprende in mano la sua attività musicale. Si scatena il dibattito, ma c’è chi continua a idolatrarlo, con l’intenzione di scindere Cantat uomo da Cantat artista.

Nel 2010 torna però alla ribalta della cronaca nera a seguito del suicidio della moglie Krisztina Rady. I due, come detto, si erano lasciati quando lui aveva iniziato a frequentare Marie Trintignant, ma erano tornati insieme dopo che Rady aveva avviato una relazione con un uomo. Quest’ultimo ha raccontato di essere stato molestato da Cantat e che lui seguiva Rady, la quale “aveva paura, paura di lui”. I genitori della donna hanno riportato che l’artista avrebbe minacciato di uccidersi se lei l’avesse lasciato, tanto che una volta a tavola si sarebbe tagliato con un coltello. Lei non voleva sporgere denuncia, temeva per i suoi figli.

Ma è proprio Milo, mentre il padre dorme, a trovare la madre Krisztina Rady impiccata il 10 gennaio 2010 nella loro casa: è il 12enne a chiamare soccorsi e polizia. Sul tavolo un biglietto di due pagine, in cui Rady definisce Cantat “unico depositario della sofferenza”: “Buongiorno e addio. Mi sono suicidata”, c’è scritto tra le altre cose.

Viene riportato che la donna sarebbe stata picchiata da Cantat prima e dopo i fatti di Vilnius, tuttavia, nonostante le accuse, tutto si chiude con il non luogo a procedere: sul biglietto d’addio ci sono altri nomi, e Cantat non sembra essere collegato direttamente al gesto autolesionistico della moglie. Quello stesso anno, i Noir Désir si sciolgono, per “incompatibilità musicali e umane” nei confronti di Cantat. Nel 2011 viene considerato un uomo libero, avendo terminato di scontare la pena.

Successivamente, nel 2013, Cantat fonda il gruppo dei Détroit. Ma non finisce qui, perché la vicenda omicidiaria e giudiziaria continua a seguirlo: nel 2017 esplode a livello mondiale il Me Too e sembra nascere una nuova sensibilità in relazione alle violenze di genere.

Invitato in un festival musicale in Normandia nel 2018, come scrive la Bbc, si è dovuto ritirare a seguito di una petizione firmata da circa 75mila persone, che chiedevano la sua eliminazione dalla lineup, coerentemente con la lotta alla violenza di genere. Cantat ha diffuso poi via social una nota: “Non ho mai cercato di sminuire le conseguenze delle mie azioni e quindi la giustizia. Ancora una volta, esprimo la mia più sincera, profonda e totale compassione a Marie e alla sua famiglia. Ho scontato la mia pena. Non ho beneficiato di alcun privilegio. Oggi desidero, come ogni cittadino, il diritto al reinserimento. Il diritto di esercitare la mia professione”.

A marzo 2025 Netflix ha prodotto la miniserie in tre puntate dal titolo Da rockstar ad assassino: il caso Cantat. Tra le rivelazioni notevoli del documentario quella di una persona che lavora all’ospedale di Bordeaux: questa persona, rimasta anonima, ha dichiarato di aver trovato un fascicolo relativo a Krisztina Rady nel periodo successivo all’omicidio Trintignant: Rady si sarebbe recata in nosocomio dopo essere stata picchiata dal marito con conseguente “distacco del cuoio capelluto contusioni ed ematomi”. Nel fascicolo si leggerebbe anche che la donna aveva dichiarato come non fosse la prima volta che succedeva e di non voler sporgere denuncia per i figli.

Eppure in sede processuale, Rady aveva dichiarato che Cantat non aveva mai avuto atteggiamenti violenti. Un membro dei Noir Désir, intanto, avrebbe rivelato a una giornalista Anne-Sophie Jahn (poi denunciata per diffamazione da Cantat, che si è però visto respingere la querela), che sia la band sia Rady avrebbero mentito sul comportamento del cantante.

Nel 2020 in Francia è stato introdotto il reato di istigazione al suicidio e a luglio 2025, sulla scorta delle rivelazioni della serie Netflix, Cantat è

stato indagato per il suicidio di Rady. Secondo il procuratore Renaud Gaudeul, nel documentario ci sarebbero "diverse affermazioni e testimonianze non riportate” nei procedimenti precedenti.

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