Cronaca nera

“Sono umano”: minacce choc dall’accusato per il caso di Maria Chindamo

Un uomo accusato di concorso in omicidio per il caso di Maria Chindamo ha minacciato i giornalisti di "Chi l'ha visto?", smentendo un proprio coinvolgimento alla vigilia dell'arresto

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Nuovo scontro per i giornalisti di “Chi l’ha visto?”. Stavolta a minacciarli è stato un uomo accusato di concorso in omicidio per la presunta manomissione delle telecamere in occasione dell’omicidio di Maria Chindamo. Infatti, il 6 maggio 2016, quando Chindamo fu prelevata dalla sua auto, per essere uccisa e data in pasto ai maiali, le telecamere di zona non riuscirono infatti a riprendere l’accaduto.

L’uomo in questione si chiama Rocco Ascone e al momento è indagato e in custodia cautelare. Ma tempo prima di essere raggiunto dal provvedimento, ha incontrato la troupe della trasmissione di Rai 3, guidata da Dina Lauricella all’opera con un servizio. Ascone ha quindi dapprima promesso denunce e pronunciato improperi (“Ma che c… mi inquadri con ‘sta c… di cosa?”, contro il cameraman), per poi minacciare di colpire l’operatore con dei sassi. Ascone ha pronunciato anche questa frase ai giornalisti: “Voi lo fate per i soldi! Io sono umano e dispiace più a me che a voi”. Tranquillizzato in parte da Lauricella, ha concluso affermando che l’omicidio di Maria Chindamo fosse “una cosa di famiglia”.

Le indagini intanto corrono e si allargano ad ampio raggio. Ma hanno dei punti di partenza importanti, come la testimonianza del fratello di Maria, Vincenzo Chindamo, ospite ieri sera a “Chi l’ha visto?”, insieme con il presidente dell’associazione Penelope Nicodemo Gentile. “Ho sempre capito fin dal primo momento che Maria, con la sua indole di donna libera, dava fastidio a tanti, dava fastidio a un ambiente famigliare che le era ostile, perché Maria aveva deciso chi amare, aveva deciso che lavoro fare, di occuparsi di quei terreni - ha spiegato Vincenzo Chindamo - Aveva capito che quei terreni non erano in un territorio libero, ma quella era l’azienda di Maria”.

Gentile ha parlato di un doppio movente quindi: “C’è un movente chiaramente composito. Convergono interessi diversi: da un lato la malata vendetta, dall’altra l’ossessione per la roba da acquisire in modo illecito. Convergono e l’epilogo qual è? L’eliminazione di Maria”.

Vincenzo Chindamo ha inoltre raccontato che, dopo il suicidio dell’ex marito, Ferdinando Punturiero, un anno prima della propria scomparsa, la sorella Maria aveva avvertito un forte astio da parte della famiglia Punturiero, che si traduceva anche in ostilità quotidiana sul lavoro perché l’azienda di Chindamo era legata a quella dell’ex suocero.

La semplice immagine di Maria è un appello alla libertà di quel territorio”, ha concluso Vincenzo Chindamo.

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