Un totale di quasi 7mila denunce contro persone note e più di 1.400 contro ignoti in un anno: dal primo luglio 2024 al 30 giungo 2025. È il dato complessivo sulla violenza di genere fornito dalla Procura guidata da Marcello Viola, sulla base dei casi trattati dal dipartimento Fasce deboli dell'aggiunto Letizia Mannella, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Si tratta delle denunce arrivate dal territorio di competenza della Procura, relative ai reati da Codice rosso: dai maltrattamenti alla violenza sessuale, dallo stalking al revenge porn.
Tra tutti i dati colpisce l'aumento di oltre il 30 per cento delle denunce e dei conseguenti fascicoli per il reato di maltrattamenti in famiglia negli ultimi tre anni, il periodo preso in considerazione dal report. C'è stato anche un lieve incremento, a partire dal 2022, dei casi di atti persecutori e violenza sessuale, anche se sono in leggera diminuzione negli 12 mesi considerati. Nel dettaglio i fascicoli per maltrattamenti iscritti tra il luglio 2024 e lo scorso giugno sono 3.126, di cui 2.814 a carico di indagati e 312 a «ignoti», mentre i procedimenti con indagati iscritti erano 2.138 tra 2022 e 2023. Le indagini per revenge porn iscritte tra il 2024 e quest'anno sono 134, mentre erano 169 tra 2023 e 2024. Per quanto riguarda i fascicoli per stalking, sono 1.498, da confrontare con i 1.772 tra 2023 e 2024 e i 1.471 tra 2022 e 2023. Le denunce per violenza sessuale, tra cui quelle su minorenni, hanno portato all'iscrizione nell'ultimo anno preso in esame di 1.204 fascicoli, mentre erano 1.298 entro il giugno 2024 e 1.140 tra 2022 e 2023.
Il 2025 è un anno maledetto per Milano per quanto riguarda i femminicidi. I cinque omicidi di donne da parte di compagni o ex compagni infatti si concentrano negli ultimi mesi. Il primo è il delitto di Jhoanna Nataly Quintanilla (24-25 gennaio), uccisa dal compagno e nascosta in un borsone poi trovato nelle campagne di Cassano d'Adda. Ieri la prima udienza del processo. Ancora: il caso di Amina Sailouhi, uccisa dal marito davanti alla figlia minore il 3 maggio scorso a Settala. E la storia di Sueli Leal Barbosa, che il 5 giugno si è gettata dal quarto piano per scampare alle fiamme appiccate dal compagno nell'appartamento. Fino ai casi più recenti del femminicidio di Pamela Genini, 29 anni, ammazzata a coltellate sul pianerottolo di casa dall'ex fidanzato (14 ottobre), e Luciana Ronchi, 62 anni, uccisa anche lei dall'ex marito (22 ottobre).
«Le donne non devono temere di non essere credute e la giustizia dà risposte sempre più rapide alle vittime», assicura, intervistata da Adnkronos, il giudice Elisabetta Canevini, presidente della Quinta sezione penale del Tribunale e coordinatrice del gruppo di lavoro sulla violenza di genere. Le vittime, continua Canevini, «la prima cosa che provano è vergogna. Pensano di aver dato segnali fraintendibili, di non aver fatto capire che bisogna tenere a posto la lingua e le mani. Una frase sessista, una battuta sull'abbigliamento, un contatto fisico non desiderato è violenza. E in aula non è vero che è la parola dell'una contro quella dell'altro.
Processualmente parlando la persona offesa viene sentita come testimone e ha l'obbligo di dire la verità, mentre l'imputato ha il diritto di mentire e già questo spiega il peso diverso. Come sempre bisogna verificare l'attendibilità, ma non mi sembra si chieda a un uomo vittima di furto del Rolex perché te lo sei messo?...».