TripoliI ribelli libici sono entrati ieri Tripoli, rompendo il fronte ad ovest vicino alla cittadina di Zawiyah. Nel quartiere Janzour a ovest della capitale gli abitanti sono scesi in strada ieri notte a festeggiare cantando cori anti Gheddafi. La capitale non è sotto il completo controllo degli insorti, ci sono scontri in molti quartieri.
La chiamano la linea 27, l'ultima linea difensiva delle forze del colonnello Gheddafi prima di Tripoli. Si trova oltre Zawiyah, 27 chilometri a ovest della Piazza Verde, il cuore della capitale e del regime. Ieri, i ribelli sono riusciti a oltrepassarla, con l'aiuto della Nato. Gli aerei da guerra hanno bombardato una base militare della famigerata 32ª brigata, o brigata Khamis, dal nome del figlio del colonnello che la guida. La caserma serviva da ultimo bastione difensivo prima della città. I ribelli che l'hanno poi presa d'assalto hanno razziato munizioni e armi pesanti
La battaglia per Tripoli è iniziata sabato sera, poco dopo l'iftar, la rottura del digiuno islamico del mese di Ramadan. Per le strade di Zawiyah, cittadina 50 chilometri a ovest di Tripoli, caduta nelle mani dei ribelli venerdì, decine di uomini e giovani armati di kalashnikov, le bandiere della rivoluzione alla mano, sono scesi in strada a festeggiare.
Gli scontri sono iniziati in quartieri dell'est della capitale, da sempre considerati roccaforti dell'opposizione al regime: Suk al Jumaa, Fashlum, Tajura. Ma ieri sera i rivoltosi sono penetrati anche a Janzour, periferia ovest. Secondo molti abitanti, in fuga dalla capitale, si combatte ovunque in città. A un incrocio, circa 10 chilometri a est di Zawiyah, sulla via che porta verso le montagne dell'Ovest, le automobili sono in coda a un check point. A bordo, decine di famiglie che viaggiano con tutto quello che hanno potuto portare con loro. «Si combatte ovunque, strada per strada - dice un signore in fuga dal quartiere di Bab Ben Ghashir -. Scappiamo perché ormai non è più possibile girare per la città, gli uomini di Gheddafi fermano tutti ai check point, e i negozi sono chiusi».
«Usano lanciarazzi, mortai, artiglieria pesante - spiega Sabri Ben Taleb, un uomo di Tripoli che sta portando il figlio e la moglie incinta al sicuro verso le montagne -. I ribelli hanno soltanto armi leggere, kalashnikov e fucili».
È una preoccupazione condivisa anche dagli stessi ribelli. Per Youssef Mohammed, un consulente trasformatosi in soldato, la battaglia più difficile arriva proprio con l'avvicinarsi dei ribelli a Tripoli, che rischia di diventare «una seconda Misurata», con scontri strada per strada. Youssef Mohammed è un combattente di una delle brigate ribelli di Tripoli di stanza a Zawiyah. Ieri mattina, 500 uomini armati del suo gruppo, tutti originari della capitale, si sono riversati al fronte per avanzare su Tripoli. In città, spiega seduto su un materasso nel polveroso giardino di una scuola trasformata in base militare, a far scattare la battaglia sono state cellule di ribelli locali. Ora, su Tripoli, assieme a tutti gli altri combattenti, scenderanno anche le retrovie, addestrate per mettere in sicurezza i palazzi delle istituzioni, i posti di polizia e i quartier generali delle tv.
L'obiettivo è quello di avere al più presto un governo civile», dice Youssef Mohammed, che spiega come tutte le brigate - male armate rispetto ai sostenitori del Colonnello - si aspettino di incontrare però una feroce resistenza a Tripoli, soprattutto se si troveranno davanti la brigata di Khamis Gheddafi, «appositamente addestrata per la difesa della capitale e per riconquistarla nel giro di due giorni e mezzo».
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