Cronache

19 misure cautelari contro i collettivi rossi che negano le foibe

Stamani la Digos di Torino ha notificato 19 misure cautelari nei confronti degli estremisti di sinistra che hanno messo a ferro e fuoco l'università di Torino lo scorso 13 febbraio per opporsi ad un volantinaggio sulle foibe. FdI: "Via le borse di studio"

19 misure cautelari contro i collettivi rossi che negano le foibe

Il più giovane ha appena vent’anni, il più grande quarantuno. Sono diciannove le misure cautelari notificate questa mattina dalla Digos di Torino al gruppo di antagonisti che lo scorso 13 febbraio ha trasformato l’università in un campo di battaglia.

Il Campus Einaudi dovrebbe essere il tempio della condivisione e della libertà di espressione, eppure da anni è ostaggio di una frangia di estremisti di sinistra, riconducibile al centro sociale Askatasuna, uno dei più turbolenti della città. Lo stesso al quale appartengono i cinque No Tav identificati lo scorso lunedì durante l’assalto incendiario al cantiere di Chiomonte. Gente, insomma, che non va per il sottile e si impone con la violenza.

E infatti quel 13 febbraio i disordini sono partiti dal tentativo di silenziare i ragazzi del gruppo universitario Fuan, vicino a Fratelli d’Italia. Non è andato giù ai facinorosi dei collettivi universitari che gli attivisti di destra stessero distribuendo dei volantini sulle foibe all’esterno del Campus Einaudi. E così hanno cercato di forzare il cordone di agenti dispiegati a presidio dell’iniziativa. I disordini sono proseguiti anche il giorno successivo, e si sono conclusi con la devastazione dell’aula universitaria intitolata a Paolo Borsellino, assegnata ai ragazzi del Fuan, e il ferimento di otto poliziotti e due guardie giurate.

Di quei due giorni di passione, adesso, gli indagati dovranno rispondere a vario titolo per i reati di rapina, resistenza a pubblico ufficiale, minaccia ad incaricato di pubblico servizio, violenza privata e danneggiamento. Inoltre, dopo l’esecuzione delle misure cautelari è stata sequestrata l’aula storicamente occupata dai collettivi universitari. Uno spazio arbitrariamente sottratto agli studenti, che la dice lunga sull’impunità di cui gode il gruppo.

Non a caso, Andrea Montalbano, presidente del Fuan, li definisce “mafiosetti rossi”. “All’università di Torino i centri sociali controllano il territorio con minacce, violenze e atti vandalici, per questo motivo - ci spiega il rappresentante studentesco - non ci stupisce che abbiano messo nel mirino la nostra auletta dedicata a Paolo Borsellino”.

“Basta tutele e premi nei confronti di chi devasta le nostre università”, è l’appello dell’assessore regionale Maurizio Marrone, che chiede al rettorato “una posizione chiara e sanzioni disciplinari certe per arrivare alla revoca della borsa di studio agli eventuali beneficiari coinvolti”.

“Non è accettabile - prosegue Marrone - anche solo l’idea di poter assegnare una borsa di studio a chi si è macchiato di condotte gravissime dal punto di vista disciplinare, incompatibili con un beneficio economico finanziato dalla Regione e riservato a studenti meritevoli, invece che ai figli di papà che trattano l’ateneo come un parco giochi dell’antagonismo”.

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