Coronavirus

Addio all'autocertificazione: che cosa cambia dal 3 giugno

Al momento non sono annunciati nè nuovi Dpcm nè tantomeno una conferenza stampa ufficiale per sancire la riapertura dei confini regionali. Restano indicazioni da seguire e divieti di cui tener conto

Addio all'autocertificazione: che cosa cambia dal 3 giugno

Ormai pare proprio che non ci sarà nessun ostacolo a quanto preannunciato nel decreto ministeriale lo scorso 19 maggio, nè tantomeno il bisogno di conferme ufficiali di alcun tipo: il prossimo mercoledì 3 giugno, infatti, cadrà definitivamente il divieto di spostamento da regione a regione e verrà per il momento archiviata l'autocertificazione con cui tutti noi avevamo imparato a convivere fin dai primi istanti di chiusura del Paese a causa dell'emergenza Coronavirus.

Infatti non c'è all'orizzonte la creazione di un Dpcm per tracciare le nuove linee da seguire, nè tantomeno una conferenza stampa del primo ministro Giuseppe Conte per inaugurare in via ufficiale la riapertura dei confini regionali ed il libero spostamento di cittadini, turisti nostrani e viaggiatori provenienti dall'area Schengen e dalla Gran Bretagna. Col 3 di giugno si chiude una parantesi fatta di carte, moduli, fotocopie e certiifcazioni da esibire in caso di controllo.

Diverso rimane il discorso per muoversi da e verso i paesi extra Schengen, a parte per coloro che sono motivati a farlo per questioni di lavoro, di salute o di urgenza: in questo caso la data di riferimento resta quella del prossimo 16 giugno.

Nonostante che la diffusione del Coronavirus risulti decisamente più contenuta, rimangono tuttavia alcune limitazioni di cui è bene tener conto: in primis, ovviamente permane l'obbligo della quarantena domiciliare qualora si entri in contatto con un individuo positivo al Covid-19 o sia attestata un'infezione respiratoria associata ad una temperatura corporea superiore ai 37.5 gradi.

Invariato anche il divieto di assembramento e l'indicazione del metro di distanziamento da mantenere in mezzo alla gente. Ancora congelato il discorso relativo alle frequenze scolastiche ed universitarie, così come la possibilità di effettuare riunioni, congressi ed eventi sociali. Non sono ancora consentiti abbracci e baci coi non congiunti nè coi parenti non conviventi, in particolar modo se anziani. Buona regola permane l'uso della mascherina e quello dei guanti, quest'ultimo in particolar modo quando si acquistano degli alimenti.

Consentiti invece gli accessi a parchi ed aree verdi e le attività all'aria aperta, col mantenimento di una distanza di sicurezza di due metri: possibili, sebbene in forma statica e con il previsto distanziamento, anche le manifestazioni. Restano accessibili le visite a musei e luoghi di cultura, le messe e i funerali, l'accesso a stabilimenti balneari e strutture ricettive e le attività di bar, ristoranti e parrucchieri, pur con un occhio di riguardo alle misure di sicurezza.

Tra i governatori c'è chi si è espresso a favore della riapertura totale, come ad esempio il presidente Luca Zaia, che vede la "riapertura tutti insieme" come "un bel segnale". Di diverso avviso Vincenzo De Luca, che parla invece di pressioni esercitate sul governo. "Davvero non si comprende quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio".

Una scelta che porta a dubitare della bontà delle intenzioni dell'esecutivo, presa "non sulla base di criteri semplici e oggettivi ma sulla base di spinte e pressioni di varia natura".

Commenti