Periferie d'Italia

Gli abitanti dello Zen e le associazioni

Così associazioni e abitanti cercano il riscatto di uno dei quartieri più malfamati di Palermo

Gli abitanti dello Zen e le associazioni

Allo Zen vi sono alcune associazioni storiche che lavorano con gli abitanti del quartiere. Una di esse è il “Laboratorio Zen Insieme”che nasce nel 1988. Molto radicata nel territorio, è la prima associazione a essere stata aperta allo Zen2. La sua attività nei primi anni è stata indirizzata ai minori che frequentavano la scuola media “Leonardo Sciascia” nello Zen1, per agevolare la continuità degli studi. Poi ebbe l’intuizione di raggiungere i ragazzi e le famiglie più difficili, operando proprio all’interno del quartiere Zen2, dove, sino ad allora, non era riuscita a insediarsi nessuna realtà di volontariato, neppure la parrocchia.

Fra gli scopi principali c’è quello di creare percorsi innovativi nel campo della prevenzione e della lotta alla criminalità. Il tutto promuovendo azioni che tendono alla rimozione delle cause del disagio e al superamento delle varie forme di marginalità, attivando progetti tendenti a coinvolgere tutte le realtà del quartiere, con particolare attenzione agli adolescenti e alle loro famiglie. “Zen Insieme” lavora per contribuire alla crescita democratica degli abitanti, coinvolgendoli nel recupero ambientale del quartiere e nella regolarizzazione della loro posizione abitativa.

Mariangela di Gangi racconta che l'associazione si è fatta promotrice del processo di riqualificazione urbanistica dello Zen2, progetto già in essere, visto che esistono i fondi per realizzarlo. Questa riqualificazione, sostiene, “deve prevedere spazi per rilanciare anche l'economia del quartiere, come a esempio la realizzazione di un mercato che apra lo Zen alla città” . Nel quartiere si parla molto anche delle opportunità che vi saranno quando nel 2018 Palermo ospiterà “Manifesta”, la Biennale Europea di Arte Contemporanea, che si terrà in parte allo Zen.

“Zen Insieme” crede che bisogna recuperare e rigenerare gli spazi di socialità attraverso il completamento di quelle piazze che non furono mai terminate. Punta anche sul fotovoltaico, visto l'enorme quantità di tetti piatti delle case popolari e sulla creazione di lavoro, disinnescando la pericolosa spirale dell'assistenzialismo. Solo le persone possono risolvere i loro problemi, sostiene Mariangela Di Gangi, “non lo possono fare gli operatori. Bisogna partire dalle capacità che le persone hanno”.

“Zen Insieme” collabora con “Save the Children” e finanzia anche la formazione singola di bambini particolarmente capaci. Ho trovato, conclude Mariangela di Gangi, “gente che non si vergogna di dire che è dello Zen, che vuole stare qui e migliorarsi. Io faccio qualcosa per loro, ma loro fanno qualcosa per me. E' sempre uno scambio. Lo Zen mi ha anche fatto capire che la gente si salva sempre da sola, tu puoi investire sulle persone, ma l'ultima scelta è sempre la loro”.

Con lei collabora Rosalia Chiovaro, che è arrivata nel quartiere a 11 anni, quando non c'era molto. All'inizio, racconta, “allo Zen2 non si viveva benissimo, poi pian piano le cose sono migliorate. Ho cresciuto qui quattro figli e mi sono abituata a questo “paesone”. Quasi tutti ci conosciamo. La gente ha un forte senso di comunità e di rispetto e difende il suo quartiere contro i pregiudizi. Tony Farina, anch'esso cresciuto qui e operatore dello “Zen Insieme”, racconta che gli piacerebbe che la gente venisse nel quartiere per capire che qui le persone “lavorano, faticano e pensano al futuro dello Zen. Siamo un punto di riferimento nel quartiere, ci affidano i figli perché ci conoscono da quando eravamo piccoli. Il nostro lavoro è porre le basi perché i ragazzi facciano le scelte giuste quando si troveranno da soli in questo mondo difficile”.

Anche l’associazione “Bayty Baytik” lavora nel quartiere. Ha un progetto molto interessante che si chiama “ImpariAmo Insieme”. Si tratta di un laboratorio curato dall'associazione nell'ambito del progetto “Varcare La soglia” promosso dalla Fondazione “L’Albero della Vita”, finalizzato a ridurre ed eliminare le difficoltà scolastiche di 30 bambini dai 6 agli 11 anni

Punto di forza è la collaborazione con l'Arma dei Carabinieri. L'associazione inserisce un carabiniere all’interno del laboratorio scolastico, investendolo del ruolo di guida e di tutor. I bambini imparano così le norme del vivere civile e si rendono più consapevoli che l’apprendimento è uno strumento fondamentale per combattere la povertà intellettuale, economica e sociale. Attraverso la creazione di una relazione significativa, basata sulla conoscenza e sul rispetto, si de-costruiscono così le visioni stereotipate dello “sbirro cattivo” a favore di un avvicinamento tra le famiglie del quartiere e l’istituzione dell'Arma dei Carabinieri. La cosa più bella, racconta Serena Fleres, dell'associazione, è “vedere crearsi un legame tra i bambini e gli esponenti delle forze dell'ordine presenti nel quartiere.

Qualcosa su cui non tutti avrebbero scommesso”.

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