Coronavirus

Le accuse di Lancet all'Italia "Doveva chiudere 7 giorni prima"

Il direttore di Lancet: "Non si tornerà alla normalità se non ci sarà un vaccino. Se continueremo a seguire le norme di sicurezza potremo evitare una seconda ondata"

Le accuse di Lancet all'Italia "Doveva chiudere 7 giorni prima"

Richard Horton, direttore di Lancet da 25 anni, la più celebre rivista scientifica a livello mondiale, ora lancia delle accuse al nostro Paese. Avremmo dovuto chiudere tutto una settimana prima, così avremmo salvato migliaia di vite. Nell’intervista a Repubblica, Horton ha anche parlato di quanto sta avvenendo in Cina, spiegando che si tratta ancora della prima ondata, “perché il Coronavirus è sempre tra noi, anche se lo dimentichiamo, anche se i politici non ci dicono che non torneremo mai alla normalità senza un vaccino. Che, tra l'altro, potrebbe anche non risolvere le cose. Ma una seconda ondata di Covid 19 siamo ancora in tempo per evitarla”.

Il 58enne inglese è convinto che in mancanza di un vaccino, e se non ci impegneremo a mantenere le norme di sicurezza anti coronavirus fino a questo momento seguite, continueranno a esserci nuovi focolai. Il virus è ancora tra noi, anche se ce ne stiamo quasi dimenticando, perché i governi e le persone sono più rilassate. Ma questo comportamento può essere molto rischioso e portare a gravi conseguenze. I politici stanno cercando un compromesso tra la salute della popolazione e l’ecomomia. Ma Horton ha sottolineato che “dall'ultima settimana di gennaio sappiamo della gravità di questa malattia. Il 30 dello stesso mese è arrivata l'allerta generale dell'Oms. Già allora i governi e i loro scienziati non agirono prontamente. Spero non riaccada”.

Le colpe di governi e scienziati e l'accusa all'Italia

Secondo il direttore, sia i governi che gli esperti non hanno detto la verità, con il fine di tutelarsi a vicenda. E inizialmente non hanno neppure preso molto in considerazione gli allarmi lanciati dai colleghi cinesi, perché “credevano che il loro lavoro non fosse all'altezza. Che fossero inferiori a noi. Non è solo un fallimento politico, ma anche scientifico. C'è poi stata l'arroganza delle autorità occidentali. L'Europa, non toccata dalla Sars, ha commesso il grave errore iniziale di trattare il coronavirus come un'influenza, vedi Johnson e l'immunità di gregge. I leader europei sono stati negligenti. Il ritardo di Johnson sul lockdown è costato almeno la metà delle vittime totali nel Regno Unito per Covid1 9. È stato il più catastrofico in Europa”. Anche noi, sempre secondo il suo parere, abbiamo sbagliato clamorosamente: se avessimo chiuso tutto con una o due settimane di anticipo, avremmo potuto salvare fino al 50% di vite. Un modello invece che sarebbe stato da seguire è stata la Nuova Zelanda. La premier Jacinda Ardern ha infatti immediatamnente predisposto il lockdown quando i casi erano ancora pochi.

Senza un vaccino non torneremo alla normalità

Horton è certo che un ritorno alla normalità sarà difficile finché non ci sarà un vaccino, per il quale ci vorrà ancora almeno un anno di attesa. Ma sulla seconda ondata di Covid non è sicuro che ci sarà. Infatti, se ci comporteremo bene e continueremo a seguire le norme di sicurezza anti coronavirus potrà essere evitata. A patto che i governi avvertano la popolazione e dicano chiaramente come stanno le cose. Altrimenti c’è il rischio che le persone si comportino in maniera sbagliata andando ad aumentare i rischi di contagio.

Nel suo nuovo libro, "La catastrofe Covid 19: cosa è andato storto e come evitare che ciò accada di nuovo", Horton parla del vaccino come di un proiettile magico che farà sparire la malattia. Ma sarà purtroppo molto difficile riuscire a trovare un vaccino efficace e sano al 100%. Accelerare sulla sua scoperta potrebbe rivelarsi molto pericoloso. La sua efficacia si può vedere in tempi relativamente brevi, ma a preoccupare è la sua sicurezza. Questa ha bisogno infatti di molto più tempo per essere accertata. In gioco, come sottolineato da Horton, ci sono la vita delle persone e la credibilità del mondo scientifico. Che già non se la passa bene ultimamente a causa delle migliaia di pubblicazioni, spesso contrarie una all’altra, che sono state divulgate in questi mesi.

Ottima l’identificazione del virus, un po’ meno il resto.

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