Coronavirus

Coronavirus, la Nuova Zelanda ha bloccato il contagio

La strategia della Nuova Zelanda ha funzionato. In appena due settimane la curva epidemiologica si è avvicinata allo zero

Coronavirus, la Nuova Zelanda ha bloccato il contagio

Un modello efficace, una strategia vincente e un successo che potrebbe presto fare scuola in tutto il mondo. La Nuova Zelanda è riuscita a bloccare il contagio di Covid-19 con un piano organizzato alla perfezione e messo in pratica con rara precisione.

Ebbene sì: tra i Paesi che hanno saputo mettere una museruola al nuovo coronavirus c'è anche questo stato insulare situato in Oceania, che difficilmente ottiene gli onori delle cronache mondiali. Come sottolinea Il Corriere della Sera, in Nuova Zelanda ci sono stati appena 19 morti e meno di 1.500 casi di contagio.

Per capire meglio il ''miracolo'' neozelandese vale la pena leggere gli ultimi bollettini diffusi dal governo locale, guidato da Jacinda Ardern. Ieri c'è stato un solo infetto mentre da settimane si contano meno di dieci casi al giorno. Numeri unici al mondo, meglio addirittura di quelli ottenuti da Cina e Corea del Sud, tanto da aver spinto Ardern a una dichiarazione roboante: ''Abbiamo vinto la battaglia contro il Covid-19''.

Certo, Wellington, questa la capitale del Paese, sa che il nemico invisibile può tornare da un momento all'altro. Ed è per questo che la 39enne Ardern, in carica dall'ottobre 2017, ha chiesto a tutti i cittadini di rimanere vigili. Massima attenzione e guardia sempre alta. La tabella di marcia dice che da domani riprenderanno alcune attività economiche non essenziali, servizi scolastici e sanitari. Altri passi avanti saranno fatti a partire dal prossimo 11 maggio.

Il modello neozelandese

Accanto a una comunicazione diretta, semplice e lineare, anche la Nuova Zelanda ha adottato la misura del lockdown. Come se non bastasse, fin da subito – inizio febbraio - Ardern ha bloccato i viaggiatori cinesi. A metà marzo è seguita la chiusura delle frontiere a tutti i non residenti, unita a quarantene lungo i confini, tamponi a tappeto e tracciabilità dei contatti.

Il 23 marzo è scattato il lockdown totale per un mese, in un secondo momento prolungato di un'altra settimana. Eppure, in quel periodo, i contagiati erano un centinaio. Poco importa, perché la strategia della Nuova Zelanda, che non ha cercato né immunità di gregge né di limitare il contagio, si è rivelata vincente.

L'obiettivo di Wellington era e resta uno: sconfiggere il virus. Morale della favola: in appena due settimane la curva epidemiologica si è avvicinata allo zero. Dulcis in fundo, in un momento così delicato, Ardern ha deciso di tagliarsi lo stipendio da 260mila dollari l'anno del 20%. E, come lei, lo stesso hanno fatto gli altri ministri.

Gli esperti adesso stanno studiando a fondo il ''modello neozelandese'' anche se una domanda sorge spontanea. La strategia adottata dalla Nuova Zelanda è replicabile in tutto il mondo? Difficile dirlo con certezza, visto che stiamo parlando di un'isola di 5 milioni di abitanti e una densità piuttosto limitata (18 per chilometro quadrato).

Certo è che i risultati ottenuti da Ardern sono stati eccellenti.

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