C'era una volta il piccolo alimentari di paese che vendeva di tutto, dal pane al detersivo, dal latte ai surgelati. C'era quello e poco altro, magari un bar e un macellaio. Quanto bastava ad andare avanti, soprattutto ai più anziani, senza la necessità di doversi spostare altrove. Poi i piccoli centri si suono svuotati e la progressiva desertificazione ha lasciato una buona parte dei comuni italiani, di dimensioni piccoli o piccolissime, totalmente sprovvisti di servizi primari. Questo ha reso molto difficile, se non impossibile, per gli abitanti acquistare beni di prima necessità senza prendere la macchina e guidare per chilometri.
Per rivitalizzare il commercio nei centri minori, contrastando questo fenomeno che mette in difficoltà chi ci vive e impoverisce il tessuto sociale, la Lega ha presentato al Senato un ddl, prima firmataria Silvana Andreina Comaroli, che prevede misure di sostegno per le attività di vicinato, di quartiere, sempre più messe a rischio dell'emorragia demografica ed esposte all'attrattiva esercitata dai grandi centri commerciali e dai supermercati.
Dalla relazione al ddl emergono dati allarmanti in particolare sul fronte degli esercizi alimentari: circa il 62 per cento degli 8.100 comuni italiani rischia di rimanere senza questo genere di attività commerciali, con disastrosi risvolti a livello locale e nazionale, sia in termini economici che occupazionali. Rilevanti, in particolare, sono le ricadute che la chiusura di certi negozi determina sulle fasce più deboli della popolazione, in primo luogo gli anziani, i più penalizzati, perché in questi piccoli esercizi trovano solitamente un punto di riferimento essenziale, dove sono radicate le loro abitudini. Questo fenomeno, infatti, porta con sé la perdita del tessuto sociale, storico e culturale dei piccoli centri abitati, determinando maggiori criticità lì dove il rischio di spopolamento è più forte.
Ecco perché il Carroccio a palazzo Madama - praticamente tutto il gruppo ha sottoscritto il ddl - ritiene che l'adozione di misure di tutela delle piccole realtà commerciali di vicinato, ubicate nei piccoli comuni, permetterebbe di preservare il legame che i cittadini hanno con il loro territorio, recuperandone storia e tradizioni. La proposta dispone, quindi, per il triennio 2017, 2018 e 2019, nei comuni con popolazione inferiore a tremila abitanti, l'istituzione della zona franca urbana per contrastare i fenomeni di desertificazione e di disagio sociale derivanti dalla chiusura di esercizi commerciali primari e lo stanziamento necessario, 20 milioni di euro per ciascuno dei tre anni, sarebbe prelevato dal Fondo per interventi strutturali di politica economica.
Alle imprese individuali che presentano un reddito pari o inferiore a 25mila euro, ubicate nella zona franca urbana, sono riconosciute alcune agevolazioni fiscali e per accedere a questi benefici le attività devono rispettare i requisiti propri delle «microimprese». Per accedere alle agevolazioni, inoltre, sarà necessario avere la sede principale o l'unità locale all'interno della zona franca urbana e rispettare i limiti e le procedure previsti dai regolamenti Ue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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