Cronache

Brescia, convertita italiana fermata: voleva andare in Siria

La polizia ha bloccato una donna di 30 anni e espulso dal Paese il marito tunisino

Brescia, convertita italiana fermata: voleva andare in Siria

La Digos ha bloccato una coppia di Brescia che voleva partire per la Siria per combattere. La donna, una trentenne figlia di un imprenditore bresciano, è indagata dalla Procura per il reato di arruolamento mentre il marito, tunisino, è stato espulso con provvedimento del ministero dell'Interno e non potrà rientrare in Italia prima di dieci anni. I due si erano sposati nel 2010 con rito islamico e lo scorso anno si erano sposati con rito civile.

Secondo gli inquirenti negli ultimi tempi l'uomo non frequentava più l'abitazione di famiglia. La coppia comunicava su Facebook. Qui la donna aveva espresso più volte la volontà di partire per il territorio siriano, facendo riferimento alla jihad. "...Dio dai la tua gloria ai Mujahedin sul tuo sentiero e falli vincitori sulla terra...", scriveva la donna sul social network. E ancora: "Oh Allah ti chiedo una morte nel tuo sentiero, e Ti chiedo una morte nel paese del tuo profeta... Il Paradiso il Paradiso il Paradiso giuro che non ce la faccio ad aspettare...". Elementi ritenuti sufficienti dalla Digos di Brescia per bloccare i due a causa del "concreto rischio" che si apprestassero a partire per la Siria.

Brescia, fermata coppia che voleva partire per la Siria

Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati vari supporti informatici, sui quali è in corso un'ulteriore attività di indagine, ed i documenti validi per l'espatrio intestati alla donna, che avrebbe potuto utilizzarli per raggiungere la Siria. L'operazione rientra in un'attività di indagine condotta dalla Polizia bresciana sul fenomeno della conversione religiosa di giovani ragazze italiane collegate con persone simpatizzanti del Daesh.

"Ancora una volta si conferma, purtroppo, che la Lombardia, dove c'è la più numerosa comunità islamica del Paese, con più di 80 associazioni islamiche, resta il territorio più a rischio in termini di proselitismo jihadista", ha commentato il leghista Paolo Grimoldi chiedendo "un giro di vite sulle tante, troppe, moschee e sulle associazioni islamiche, che finora non hanno collaborato e non hanno garantito quella trasparenza necessaria" a evitare nuovi attentati.

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