Cronache

"Il Covid è un soldato di Allah". La cellula jihadista che minacciava l'Italia

Nelle chat degli arrestati, quattro albanesi, le teorie sul Covid: "Un minuscolo soldato di Allah per uccidere gli occidentali"

"Il Covid è un soldato di Allah". La cellula jihadista che minacciava l'Italia

"Il Covid è un minuscolo soldato di Allah". È uno dei messaggi che sarebbe emerso da una chat intercorsa tra presunti militanti filo-jihadisti stanati dalla Digos di Bari nella giornata di lunedì 14 marzo. Le quattro persone finite in manette sono tutte di nazionalità albanese: dovranno rispondere dell'ipotesi di reato per finanziamento di condotte con finalità di terrorismo in concorso e istigazione a delinquere aggravata.

Gli arrestati

I dettagli dell'operazione antiterrorismo non sono ancora noti. Sono invece state accertate e divulgate le identità degli indagati. Si tratta di Yljan Muca, Rolando Leshi, Elsio Ramku e Ronald Belba: tutti albanesi. L'accusa nei loro confronti è, in estrema sintesi, quella di propaganda terroristica. I quattro militanti jihadisti avrebbero provveduto a finiziare Genci Abdurrahim Balla, l'imam della Moschea "Xhamia e Letres" di Kavaje, in Albania. L'uomo è stato arrestato nel 2014 e successivamente condannato dalla Corte d'Appello di Tirana per i reati di reclutamento di persone per commettere atti con fini terroristici o di finanziamento al terrorismo, istigazione appello pubblico e propaganda al fine di commettere atti terroristici e istigazione all'odio e al conflitto. Secondo gli investigatori albanesi l'imam si sarebbe occupato di arruolare reclute per l'Isis nell'area balcanica rimpolpando le file di combattenti in Siria.

L'operazione della Digos

L'indagine che ha portato all'arresto degli albanesi è partita dall'intercettazione di un cittadino somalo, verosimilmente legato agli ambienti jihadisti. L'analisi del materiale sequestrato allo straniero ha consentito agli inquirenti di "approfondire una rete che poi ha ricondotto a una chat su WhatsApp di persone di fede islamica a Bari e dintorni e che, in alcuni casi, hanno superato dal punto di vista investigativo, comportamenti in palese violazione della legge penale", ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Bari Francesco Giannella.

"Il Covid è un soldato di Allah"

Gli investigatori avrebbero raccolto una mole di materiale che accerterebbe le condotte "di condivisione ideologica con la propaganda filo-jihadista, la detenzione di documenti e comunicati riconducibili all'Isis/Daesh". Si tratterebbe di comunicati, filmati e audio di propaganda terrorista tradotti in lingua albanese.

Nello specifico, il radicalismo religioso sarebbe emerso anche dalla presunta condivisione da parte degli arrestati di una teoria jihadista secondo cui il virus sarebbe "un minuscolo soldato di Allah", inviato sulla Terra per punire gli infedeli occidentali.

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