Cronache

Anno giudiziario, Davigo contestato: gli avvocati lasciano l'aula

Gli avvocati della Camera penale di Milano hanno lasciato l'aula, dove si stava svolgendo la cerimonia per l'anno giudiziario, nel momento in cui ha preso la parola il togato del Csm Piercamillo Davigo. E qualcuno urla: "Vergogna"

Anno giudiziario, Davigo contestato: gli avvocati lasciano l'aula

Avevano dichiarato Piercamillo Davigo "persona non gradita" tra quelle invitate all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Ma l'ex giudice di Mani Pulite e togato del Csm è intervenuto lo stesso, inducendo gli avvocati della Camera penale di Milano a compiere una protesta choc: hanno abbandonato l'aula magna nel momento in cui Davigo ha preso la parola in aula magna, sventolando un foglio dov'erano indicati gli articoli 24 (diritto di difesa), 27 (presunzione di innocenza) e 111 (giusto processo) della Costituzione.

La protesta contro Davigo

La contestazione contro Davigo - presidente della II Sezione penale presso la Corte suprema di Cassazione e noto per essere uno dei massimi sostenitori della legge Bonafede che abolisce la prescrizione dopo la sentenza di primo grado - è stata il momento più significativo della cerimonia che si è svolta sabato mattina presso il Tribunale di Milano.

Quando Davigo stava per dare inizio al suo intervento, gli avvocati hanno esibito cartelli con scritti gli articoli della Costituzione violati a loro dire dalla riforma della prescrizione voluta dal governo. Dopo avere lasciato l'aula, hanno organizzato un flash-mob nell'atrio del Palazzo di Giustizia. Non tutti, però. Alcuni sono rimasti al loro posto per interrompere la relazione di Davigo al grido di "Vergogna, vergogna". Protesta messa a tacere dalla presidente Marina Tavassi, che ha invitato i presenti a fare silenzio o uscire dall'aula.

Lo scontro avvocati-Csm

In una nota diffusa dalla Camera Penale di Milano, gli avvocati scrivono che "Le radici culturali e le storiche battaglie per i diritti sulle quali è fondata la Camera Penale di Milano presuppongono quale metro imprescindibile di ogni agire proprio la garanzia che il diritto di parola venga sempre dato, a maggior ragione nei confronti di chi la pensa diversamente. Sono le esternazioni del dottor Davigo - ribadite da Giudice della Corte di Cassazione e Consigliere del Csm - ad aver di gran lunga superato la soglia del giusto confronto dialettico fra le parti, nel momento in cui si è perduto il rispetto per l'interlocutore accusandolo di commettere fatti illeciti o, se non di tale portata, comunque deprecabili e biasimevoli".

Il riferimento è alla risposta del Csm alla richiesta di non inviare proprio Davigo all'inaugurazione milanese dell'anno giudiziario in rappresentanza dell'organo di autogoverno della magistratura. "Stupisce - aveva scritto il Csm - che venga proprio da una associazione di avvocati la richiesta, irricevibile e irrispettosa, di censurare la libera manifestazione del pensiero". Ma gli avvocati non mollano e nella lettera inviata al Csm chiedono "una correzione di rotta, rispetto alla banalizzazione e allo svilimento delle garanzie difensive che non è più accettabile dall'avvocatura e dalla cultura liberale di questo Paese".

"Davigo nega i fondamenti costituzionali della giustizia"

Inaccettabili, ai loro occhi, le esternazioni dell'ex giudice di Mani Pulite, che "negano i fondamenti costituzionali del giusto processo, della presunzione di innocenza e del ruolo dell'avvocato nel processo penale". E inevitabile la protesta di sabato mattina che l'avvocato Giovanni Briola, del direttivo della Camera penale di Milano, aveva annunciato a Il Giornale: "Siamo davanti a una provocazione continua, a una denigrazione permanente non solo del ruolo dell'avvocato ma anche del diritto di ogni cittadino ad essere difeso in un giusto processo.

Se lasceremo la sala? Lo vedrete domattina".

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