Cronache

ArcelorMittal, lavoratori sospesi dopo i post su fiction della Ferilli

ArcelorMittal respinge le accuse e spiega che la sospensione dei dipendenti non è legata alla condivisione di post sulla fiction ma per "denigrazione". Sindacati all’attacco

ArcelorMittal, lavoratori sospesi dopo i post su fiction della Ferilli

Attenzione a cosa si scrive o si condivide sui social. Perché anche un semplice post, pubblicato senza effettuare particolari riferimenti a cose o persone, potrebbe costare molto caro. Ne sanno qualcosa i due dipendenti di ArcelorMittal dello stabilimento siderurgico di Taranto sospesi dal lavoro dall'azienda, in via disciplinare, perché hanno condiviso un post che invitava a vedere la fiction in onda su Canale 5 "Svegliati amore mio", con Sabrina Ferilli come protagonista principale.

La mini-serie tv non solo non è realizzato a Taranto ma non cita espressamente la città pugliese ma racconta di un'acciaieria, la Ghisal, dei danni che provoca all'ambiente e della grave malattia contratta da una bambina a causa dell’inquinamento. Elementi, questi, che sono stati considerati come una serie di analogie con le vicende di Taranto. Per i sindacati quelli scritti dai due dipendenti sono solo commenti sui social riferiti alla fiction che parla di aziende che inquinano. Per ArcelorMittal, invece, si tratta di "affermazioni di carattere lesivo e minaccioso" e sottolinea che i due lavoratori sono stati sospesi non per la condivisione del post ma perché hanno denigrato l'azienda.

La vicenda ha avuto inizio qualche settimana fa quando alcuni dipendenti dello stabilimento siderurgico, secondo la versione dei sindacati, avrebbero invitato dai loro profili social alla visione della mini-serie per evidenziare il problema delle fabbriche inquinanti. Ma quei messaggi non sono piaciuti ad ArcelorMittal che nei post avrebbe visto ben altro. "ArcelorMittal Italia riconosce e rispetta la rilevanza artistica e sociale dell’industria del cinema e della televisione, così come di ogni altra forma di espressione artistica e culturale", si legge in un comunicato diffuso dall’azienda. Nel documento si spiega anche che in merito alle notizie riguardanti la contestazione disciplinare e sospensione cautelativa di due dipendenti dello stabilimento siderurgico di Taranto "si precisa che tali provvedimenti sono stati adottati non per aver commentato la fiction "Svegliati amore mio", ma per aver denigrato l’azienda stessa e il suo management, anche attraverso affermazioni di carattere lesivo e minaccioso". "L’azienda- è la conclusione del comunicato stampa- deplora la distribuzione di notizie false e non verificate che a loro volta possano lederne l’immagine ma soprattutto procurare allarme e sconcerto nei lavoratori e nella popolazione».

Di diverso avviso i sindacati che hanno subito fatto sentire la propria voce."Di fronte al provvedimento di sospensione dal lavoro adottato da ArcelorMittal Italia nei confronti di alcuni dipendenti del sito di Taranto, per aver commentato sui rispettivi profili social, in riferimento alla fiction tv con Sabrina Ferilli, come Fim Cisl riteniamo ingiustificata e priva di fondamento la punizione inflitta dall’azienda, specie in un contesto difficile come l’attuale", ha affermato il segretario generale aggiunto di Taranto e Brindisi, Biagio Prisciano.

Sulla stessa posizione anche Fiom Cgil. Per Francesco Brigati "ha davvero dell’incredibile quanto accaduto ad alcuni lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto, i quali si sono visti recapitare una raccomandata da parte di ArcelorMittal con una contestazione disciplinare". "L’azienda - rileva Brigati - ha contestato ai lavoratori l’invito, citando testualmente il post condiviso sui social, a guardare la mini serie `Svegliati Amore mio´ sostenendo che gli stessi avrebbero utilizzato espressioni gravemente lesive dell’immagine e della reputazione aziendale". "Come se - aggiunge Brigati - l’immagine e la reputazione aziendale non fossero già fortemente compromessi da una cattiva gestione aziendale che ha generato fratture insanabili con la città, con i lavoratori di ArcelorMittal e del mondo dell’appalto".

Sulla bacheca Facebook del sindacato Usb, che aveva sollevato il caso, è intervenuta anche Simona Izzo (che si è occupata della sceneggiatura della fiction insieme a Ricky Tognazzi) che ha spiegato di sentirsi "sgomenta", prima di condividere un post che richiama l'episodio di questi giorni. L'attrice ha anche postato sui propri profili social la foto della protagonista della mini-serie, Sabrina Ferilli, con sovrimpressa, a caratteri maiuscoli di colore rosso, la scritta "Vietato condividere". Sullo sfondo si vedono impianti di una acciaieria ed è riportato, in alto a sinistra dell'immagine, il logo aziendale di ArcelorMittal mentre sotto la dicitura dell'azienda è inserito il titolo della fiction in programmazione su Canale 5. La Izzo, nei suoi post, fa riferimento alla sospensione dei lavoratori e commenta: "La drammaturgia non cambia di certo le cose ma a volte sveglia le coscienze".

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"Arcelor Mittal accusa i dipendenti - si legge nella nota di Francesco Rizzo, coordinatore provinciale del sindacato Usb - di aver messo in cattiva luce la gestione dello stabilimento, anche se nella serie Tv non si fa riferimento ad Arcelor Mittal e/o comunque i fatti riportati sono relativi a circa dieci anni fa, quindi eventualmente alla gestione dei Riva. Non è la prima volta che ArcelorMittal tenta di mettere il bavaglio ai lavoratori che, a questo punto vengono privati anche della possibilità di avere e condividere un'opinione in merito agli effetti acclarati, in ambito sanitario e ambientale". In campo a difesa dei due dipendenti sanzionati è sceso anche l'assessore all'Ambiente del Comune di Taranto, Paolo Castronovi: "Questa amministrazione sarà al fianco dei lavoratori sospesi appoggiando ogni iniziativa in loro difesa e invita l'azienda a concentrarsi sulla realtà in cui versano i suoi lavoratori, piuttosto che sulle fiction", ha affermato Castronovi. L'assessore ha poi aggiunto che "ArcelorMittal è riuscita a calpestare il sacrosanto diritto di ogni persona, lavoratore e non, a manifestare il proprio pensiero che è un diritto sancito dall'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, e dall'art. 21 della Costituzione italiana.

I vertici dell'azienda pensassero piuttosto ad ascoltare i lavoratori e una città intera che da anni chiedono rispetto".

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