Cronache

Arezzo, uccise il ladro che entrò nella sua ditta: fissata l'udienza per l'archiviazione

La procura toscana ritiene che Fredy Pacini, il gommista di Arezzo che colpì il 29enne moldavo entrato nella sua azienda, agì per legittima difesa. La sorella del ladro, l'anno scorso, aveva invitato il gip a valutare meglio il caso

Arezzo, uccise il ladro che entrò nella sua ditta: fissata l'udienza per l'archiviazione

Il prossimo 19 giugno si terrà l'udienza, in camera di consiglio, per decidere sulla richiesta di archiviazione nei confronti di Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino, in provincia di Arezzo, che il 28 novembre 2018 uccise a colpi di pistola un ladro entrato all'interno della sua ditta. Esattamente un anno fa, il 13 marzo 2019, il pubblico ministero Andrea Caludiani aveva chiesto la stessa cosa, sostenendo che Pacini avesse agito per legittima difesa, ma la sorella di Vitalie Mircea Tonjoc, il malvivente 29enne di origini moldave, aveva presentato una memoria, invitando il giudice delle indagini preliminari a valutare meglio il caso.

Il caso

Il prossimo mese, il giudice Fabio Lombardo terrà l'udienza, nella quale ascolterà i difensori dell'indagato e della parte offesa e quindi deciderà se archiviare la vicenda, come chiesto dalla procura, se rinviare a giudizio Pacini o se disporre nuove indagini. Nella notte del 28 novembre 2018, in via della Costituzione, nella zona industriale del centro toscano, il gommista, che da tempo dormiva nel suo capannone perché esasperato dai furti, utilizzò una pistola regolarmente detenuta per fermare i malviventi che, a colpi di mazza, avevano sfondato la vetrina della sua azienda.

La legittima difesa

Al termine delle indagini, il pm Claudiani aveva chiesto l'archiviazione del caso per legittima difesa putativa, dopo aver indagato l'artigiano per eccesso di legittima difesa. La procura di Arezzo, in base alla vecchia legge in materia, ritiene che, nonostante l'omicidio non sia frutto di un incidente, la condotta di Pacini sia giustificabile, considerate le condizioni particolari in cui si trovava il gommista in quel momento.

La circostanza difficile

In quella circostanza, infatti, il gommista aveva percepito, anche valutando in modo erroneo la situazione, di trovarsi in pericolo di vita. L'uomo era infatti solo, in una zona isolata, senza vie di fuga, di fronte a criminali armati di mazze e forse anche di armi. Secondo il pm, Pasini sparò in modo gratuito, ma per tutelare la sua incolumità, anche se non era ancora stato direttamente minacciato dal ladro, rimasto poi vittima della sparatoria. "Ciò che ho fatto, l'ho fatto per difendere la mia persona, che quella sera vedevo in pericolo di vita. Da quando è successo quel tentato furto non dormo più nel capannone, perché non ce la potrei fare con tutto quello che è accaduto. Insieme a mia moglie siamo tornati a vivere nella nostra casa.

E naturalmente, quella sera è impressa per sempre nei miei occhi", aveva dichiarato un anno fa il gommista 57enne, aggiungendo che non avrebbe mai voluto riprendere in mano un'arma.

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