Si valuta il lockdown "leggero": ​ecco il nuovo piano di Conte

Il governo prepara la la stretta entro il fine settimana. Niente Dpcm: a introdurre il lockdown "leggero" saranno sindaci e governatori

Si valuta il lockdown "leggero": ​ecco il nuovo piano di Conte

Un nuovo Dpcm significherebbe ammettere il fallimento della strategia dei "tre colori". E Giuseppe Conte, che non può permetterselo, prende tempo per scongiurare il lockdown generalizzato. Ma l'epidemia galoppa e il sistema sanitario rischia di non reggere. Una stretta ulteriore per impedire gli assembramenti e piegare la curva serve subito. Il premier, però, per non dare l'idea di navigare a vista, assottigliando i consensi già in caduta, non ci sta a cambiare strategia. "Non possiamo smontare il criterio scientifico che abbiamo costruito con l’ultimo Dpcm", ripete Conte. Il limite fissato dagli scienziati del Cts è il fine settimana: "Da qui a domenica capiremo se la curva va in una direzione o nell’altra".

Verso il lockdown "leggero"

Il piano al vaglio del governo è stringere senza smentire il meccanismo delle tre fasce introdotto con l'ultimo Dpcm. Come chiudere senza prendersi la responsabilità di farlo? Lo scaricabarile sulle autorità locali si profila ancora una volta come la via più comoda da percorrere. E l'autonomia regionale in materia sanitaria concessa dalla "vituperata" riforma del Titolo V costituisce un alibi perfetto. Arrivare al weekend con l’Italia "chiusa" per Covid, attraverso un gioco incrociato di ordinanze del ministro della Salute, dei governatori e dei sindaci per avvicinarsi in sordina verso un nuova serrata, ma soft. Un lockdown "leggero": imprese, fabbriche e attività professionionali aperte, bar e ristoranti chiusi su quasi tutto il territorio nazionale. Ancora da sciogliere il nodo scuole. Alcuni ministri e governatori vorrebbero sospendere le lezioni in presenza anche nel primo ciclo, mentre la ministra Lucia Azzolina resta "categoricamente contraria".

Dal pressing allo scaricabarile: il lockdown sarà "locale"

I primi a pagare la stretta imminente saranno proprio quelle tipologie di negozi che avevano ottenuto una deroga nelle zone rosse: rimarrebbero aperti solo alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai. Bisogna agire entro il 15 novembre, la data cruciale calata dai tecnici. Per domenica il governo conta che i tre quarti almeno delle regioni siano in fascia arancione o rossa, o in applicazione dei parametri contenuti nel Dpcm, o grazie ai provvedimenti assunti dai governatori. Da qui la strategia della pressione che Conte, con i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia, sta esercitando sui presidenti delle Regioni e sui sindaci, perché facciano scattare misure più restrittive: dal lockdown totale nei Comuni dove sono esplosi focolai, alla chiusura di strade, piazze e vie dello "struscio" ad alto tasso di assembramento, lasciando il passaggio libero solo ai residenti. Un piano già messo in pratica martedì 10 novembre con il pressing di Boccia e Speranza sui presidenti delle quattro Regioni in odore di declassamento.

"Entro novembre va messo in sicurezza tutto — ha avvertito Boccia in una delle tante call, come riporta Il Corriere della Sera —. Ogni intervento necessario deve essere fatto su scala territoriale". E la startegia dello scaricabarile è già realtà.

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