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Assenti alle riunioni e zero titoli: il bluff degli scienziati di Conte

Quasi tutti hanno poche pubblicazioni internazionali. Molti disertano le riunioni e le videoconferenze. La metà dipende da Palazzo Chigi. Tutte le "pecche" del Cts

Assenti alle riunioni e zero titoli: il bluff degli scienziati di Conte

Il loro parere legittima i Dpcm del premier Conte. Da quasi un anno, è sul loro verdetto che si gioca la salute, e la libertà, di 60 milioni di italiani. Sono i 26 membri del Comitato tecnico scientifico (Cts), la squadra di super tecnici voluta dal presidente del Consiglio per far ingoiare la stretta di turno. Ma sono davvero quanto di meglio presente sulla "piazza"? Non proprio. Almeno a giudicare dalla caratura internazionale dei presunti scienziati.

A parte Elisabetta Dejana, esperta del sistema vascolare, professore ordinario di Patologia generale presso l’Università di Milano e coordinatrice di un gruppo di 20 persone all’Istituto FIRC di Oncologia molecolare (IFOM), gli altri membri del Cts non sarebbero un granché. Infatti, il suo h-index, l’indice che censisce per la comunità scientifica la rilevanza di uno dei suoi membri per numero di pubblicazioni e citazioni scientifiche, riporta Il Tempo, è alto: 109. Mentre se si somma l’h-index di tutti i 26 membri ufficiali del Cts si ottiene 821. Il che vorrebbe dire una media di 31,5 a testa: una miseria. E se dalla somma si toglie la Dejana e Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità che è l’unico altro membro del comitato ad avere un h-index superiore a 100, si scende a 611, con una media pro capite di poco sopra 25: in prtatica, una vergogna definirli "scienziati".

A far storcere il naso non sarebbe, però, solo la dubbia eccellenza professionale dei super tecnici, ma anche le ripetute assenze, soprattutto dei più competenti in quanto a titoli. Nelle 35 riunioni del Cts, come certificano seppur in ritardo i verbali interni, che si sono tenute fra il 20 luglio e il 20 novembre scorso la professoressa Dejana è risultata assente in 28. Il professore Locatelli in 14, e nessuno dei due era presente nelle fasi preliminari al varo dei Dpcm. Ma lo specialista della diserzione resta Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute, che con un vergognoso h-index fermo a 8, ha fatto l'en plein di 35 assenze. E sì che, dato che le riunioni si fanno anche in videoconferenza, basterebbe collegarsi con pc o smartphone. Ma si vede che i super tecnici, da cui dipendono le decisioni più delicate, sono troppo impegnati anche per farsi vedere a distanza.

E le sorti degli italiani vengono lasciate nelle mani di esperti che esperti non sono. In più assenti quando si tratta di decidere. In più, nessuno risulta competente della materia che servirebbe: non c’è nemmeno un virologo e nove di loro addirittura ha un h-index inferiore al 10. Eppure, di alternative con più titoli ce ne sarebbero. Dal professor Alberto Mantovani (h-index 171) al professor Giuseppe Remuzzi (164), al professore Carlo La Vecchia (138), alle professoresse Silvia Franceschi (136) ed Eva Negri (116). In cinque fanno come tutto il Cts.

Ma non è tutto. Dal comitato che detta i provvedimenti chiave su salute e libertà dei cittadini, ci si aspetterebbe goda di un'autorità indipendente dalla politica. Non è così. Quasi la metà dei suoi componenti (12 su 26) è di nomina governativa e dipende dalla presidenza del Consiglio dei ministri o dal ministero della Salute, e quindi da Conte e Speranza. Dunque, una mancata sintonia con l'esecutivo metterebbe a rischio la loro poltrona.

Una premessa che potrebbe sollevare qualche dubbio.

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