Attentato alla scuola di Brindisi Il killer si preparava da 8 mesi

Vantaggiato al Pm: "Mi ero esercitato in campagna". Il Gip: "È un atto terroristico che ha creato sgomento". Ecco le verità incomplete dell’assassino

Attentato alla scuola di Brindisi Il killer si preparava da 8 mesi

Brindisi - La bomba di Brindisi è un «atto intimidatorio nei confronti della serenità dei cittadini». E dunque, per il gip di Lecce, è un atto terroristico, quindi di competenza della Dda salentina, «perché ha creato senso di paura e sgomento nel Paese». Mentre l’ordinanza di custodia cautelare per il 68enne spiega perché l’indagine resta a Lecce, dall’udienza di convalida del suo fermo di sabato scorso emerge un nuovo dettaglio inquietante: Vantaggiato aveva deciso di colpire già da ottobre scorso. Melissa e le sue compagne non potevano saperlo, ma erano già nel mirino lo scorso autunno, ad anno scolastico appena iniziato.
Ogni giorno salutavano i genitori, salivano sul bus, passavano da quel cancello per entrare in aula, uscivano chiassose per tornare a casa dopo le lezioni, e tutto mentre il «mostro» era già in azione. Giovanni Vantaggiato studiava la sua vendetta. Pianificava ogni dettaglio. Progettava lo scenario migliore per il suo gesto, immaginando come preparare la bomba, dove metterla, che tipo di innesco usare. Una mattina dopo l'altra, per duecentocinquanta giorni, il pensiero del 68enne era a quella strada poco presidiata. A come colpire quel liceo «simbolo» dell’ingiustizia che riteneva di aver subito dall’amministrazione provinciale brindisina che gli aveva tagliato l’appalto per la fornitura di carburante per riscaldamento alle scuole, fornendogli un «pezzo» di movente. Fino al maledetto 19 maggio, quando ha attivato la bomba e ha spezzato la vita di Melissa, segnando per sempre quella delle sue amiche. Otto lunghi mesi. Tanto è durata la pianificazione dell’attacco. L’ha confessato lui stesso al gip. Raccontando in modo insolitamente preciso dei meticolosi test sull’ordigno, con le esplosioni in campagna per valutare potenza, efficacia e raggio delle detonazioni, per testare l’affidabilità dell’innesco a distanza.
Prove generali di un piano preciso. Ci pensava da chissà quanto, Vantaggiato, a un modo per sfogare nel modo peggiore il veleno che gli riempiva la testa, finché ha trovato l’obiettivo, quella scuola isolata, vicina al tribunale. E l’idea folle ha preso concretezza.
«Sono otto mesi che studiavo come fare», ha detto di fronte al gip di Lecce Ines Casciaro e ai pm Guglielmo Castaldi e Milto De Nozza. Una frase che ha colpito i magistrati. E che cozza con la tempistica di uno degli elementi del «movente». Ossia la sentenza del processo per truffa contro Cosimo Parato. Quella decisione del tribunale di Brindisi è del 19 aprile, un mese esatto prima della bomba, ed è stato proprio Vantaggiato a citarla tra i motivi che l’hanno spinto al suo gesto, spiegando di avercela «non con i giudici ma con chi fa le leggi».

In realtà, era da più di sei mesi che lavorava alla sua mortale «forma di protesta». I tempi, dunque, sembrano non tornare.
Ecco perché il killer reo confesso, prima di implorare il perdono delle sue vittime, deve prima dire la verità. Tutta la verità.

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