Dopo le auto, le scarpe robot Però così si nega un pezzo di noi

La Nike annuncia la novità e non c'è nulla da esultare: ormai le invenzioni ci sottraggono i nostri gesti quotidiani. E l'identità

Dopo le auto, le scarpe robot Però così si nega un pezzo di noi

Capisco chi ha nostalgia del pallottoliere: a me fa venire in mente la maestra, qualche compagno delle elementari a cui sono ancora affezionato. Un altro mondo. Ma nessuno che può provare quella nostalgia si metterebbe oggi a fare i conti personali, della sua azienda o di altro con il pallottoliere. Avrà qualche incertezza nelle tabelline, tuttavia c'è la calcolatrice, macchina molto più sicura della mente che fa di conto.La notizia che la Nike sta per commercializzare il primo paio di scarpe che si allaccia da solo fa riflettere. Così avanza il progresso scientifico dell'umanità: agli inizi la tecnica, con la costruzione delle macchine, sostituisce le braccia e le gambe dell'uomo, poi la tecnologia s'impone sulle operazioni del cervello. Con la parola «tecnologia» si è aggiunto qualcosa a quella di «tecnica», cioè il termine greco classico «logos» che significa ragione, riflessione logica. E il gioco è fatto: addio pallottoliere, benvenuta calcolatrice.Noi tutti ormai siamo nelle mani della tecnologia, proprio nel senso che è lei a controllarci e dominarci. Si pensi soltanto al panico che ci prende se non ci funziona il computer, se si blocca la posta elettronica, o all'arrabbiatura che proviamo se aspettiamo più del previsto l'emissione di un biglietto aereo perché non funziona la connessione a Internet.Siamo, però, convinti di essere noi a comandare la «macchina elettronica», facendole fare quello che vogliamo: in realtà eseguiamo soltanto ciò che lei ci permette di fare proprio sulla base delle sue potenzialità, che si sviluppano grazie alle ricerche degli scienziati. E la vita cambia, talvolta in modo positivo offrendoci praticità, semplicità, velocità; talvolta in modo orribile: si pensi a quali mostruosità può portare l'ingegneria genetica.Nessuna ricerca tecnologica può essere affrontata e sviluppata se in prospettiva non ha una sua redditività economica. Ecco che, accanto alle grandi innovazioni della tecnologia, ce ne sono anche di irrilevanti dal punto di vista del progresso scientifico: adesso c'è la scarpa che si allaccia da sola, c'è già l'auto che fa molte operazioni in sostituzione del guidatore, c'è la bistecca che si cucina per conto proprio e domani ci saranno camicia e pantaloni che si abbottonano mentre siamo lì a far niente. Bello? Spaventoso.Ancora più spaventoso dell'idea di essere nelle mani del computer, di Internet, della posta elettronica. E questo perché ci viene sottratta la nostra dimensione quotidiana, fatta di piccoli gesti come quelli di allacciarsi una scarpa o di abbottonarsi una camicia. Una sottrazione che avviene con l'apparente semplicità di un giochino che nulla ha a che fare con la misteriosa complessità di un computer.La tecnologia del computer governa le operazioni della mente; la tecnologia (apparentemente) semplice, quasi banale, della scarpa che si allaccia da sé ci fa perdere le competenze primarie ed elementari della vita. Ci dimentichiamo i gesti che fanno parte dell'essere umano. Diventiamo piccoli e insignificanti automi.Non perché sia un nostalgico del pallottoliere, ma si guardi il disastro formativo, vissuto dai bambini, con questa tecnologia «semplice» applicata ai giochi. Piccole macchinette che succhiano la loro attenzione, che richiedono risposte ossessive a cui si reagisce con una coazione a ripetere nevrotica.

È distrutta la competenza primaria ed elementare del gioco, è negata tutta la sua dimensione simbolica che è alla base della formazione di un bambino. E domani il piccolo non avrà neppure più bisogno della mamma che lo aiuti ad allacciarsi le scarpe e a insegnargli come si fa. Questo sarebbe il progresso.

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