Autunno di libertà o chiusure? La data chiave il 27 settembre

L'obbiettivo dell'80% di vaccinati, primi effetti sulle scuole. Per l'Iss i casi, Rt, i ricoveri e le terapie intensive in calo.

Autunno di libertà o chiusure? La data chiave il 27 settembre

Segnatevi questa data: 27 settembre, lunedì. Sarà quello il giorno in cui capiremo che autunno (e che inverno) ci aspettano sul fronte del Covid-19.
La data non è sulla road map di alcun ministero. E non è nemmeno così definitiva. Diciamo che l'abbiamo scelta perché è un lunedì, giorno che da che Covid è Covid è quello dei cambi di regole e di colore. E perché quel giorno accadono due cose: si dovrebbe raggiungere l'80 per cento della popolazione «over 12» completamente vaccinato; e saranno passate due settimane dal ritorno a scuola, previsto per dopodomani, 13 settembre, in quasi tutta Italia.
Attualmente secondo Lab24 al ritmo di 255.144 somministrazioni al giorno (media mobile degli ultimi sette giorni) la copertura dell'80 per cento - ovvero 43,2 milioni di persone interamente vaccinata - sarebbe raggiunta già il 25 settembre. Ma è prevedibile che il ritmo nei prossimi giorni rallenti: la curva delle vaccinazioni, che ha iniziato inesorabilmente a diminuire a partire dalla metà di luglio fino al punto più basso toccato il 20 agosto, è risalita dopo l'introduzione del Green Pass, che ha incoraggiato gli indecisi: ma dopo l'effetto rimbalzo la curva ha ripreso a scendere e probabilmente continuerà a farlo, visto che tra un po' a non essere vaccinati saranno soltanto i «talebani» dei No Vax, quelli che nulla - salvo forse l'obbligo vaccinale - può convincere ad affrontare l'ago. Quindi il 25 settembre probabilmente diventerà il 27. Cambierà poco. Anche perché l'80 per cento è una soglia psicologica, che potrebbe non bastare più - a causa della disinvoltura della variante delta.
Ma quel giorno saranno passate anche due settimane dall'inizio della scuola, evento temutissimo come possibile colpevole di un nuovo aumento dei contagi dopo che ci siamo appena lasciati indietro la quarta ondata (ieri 5.621 nuovi contagi, con un'incidenza dei contagi di 61,80 casi ogni 100mila abitanti e una percentuale di tamponi positivi dell'1,97 per cento, 62 morti e dati ospedalieri in calo: 4.712 ricoverati, 4.164 in area in critica e 548 in terapia intensivo, 10 in meno rispetto al giorno precedente). E se per quel giorno non ci sarà stata una significativa inversione di tendenza rispetto all'andamento attuale, vorrà dire che il combinato disposto vaccino+green pass avrà funzionato. E allora potremo davvero e finalmente guardare con fiducia al nostro immediato futuro.
Che le cose stiano flnalmente andando meglio lo certifica anche il monitoraggio settimanale dell'Iss, secondo cui l'Rt scende da 0,97 a 0,92 e le regioni a rischio moderato passano da 17 a 3. «L'età media dei casi scende tra i giovani, 37 anni. E questo ci dice che in qualche modo sono meno coinvolti mentre progressivamente il virus colpisce un po' tutte le età. È intorno a 59 anni l'età al ricovero, intorno a 63 anni quella del ricovero in terapia intensiva e piuttosto elevata quella del decesso», dice Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss. Che se la prende anche chi vorrebbe sostituire il vaccino con il tampone: «Il vaccino anti-Covid è uno strumento che stimola il nostro sistema immunitario e (...

) riduce la probabilità dell'infezione e il rischio che si trasformi in una patologia importante. Il tampone non è nulla di tutto ciò, è un test che vale nel momento in cui è eseguito, è una certificazione e non una protezione. Non c'è equivalenza».

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