Cronache

"Aveva deliri di onnipotenza. Così Tulliani è finito in carcere"

Il racconto di Daniele Bonistalli, il giornalista che ha involontariamente fatto arrestare Giancarlo Tulliani a Dubai

"Aveva deliri di onnipotenza. Così Tulliani è finito in carcere"

Sulla pista di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Gianfranco Fini, c'era lui. Giornalista di La7 nella redazione di Giletti, Daniele Bonistalli in qualche modo ha contribuito a far finire dietro le sbarre il latitante d'oro a Dubai. "Tulliani ha fatto di tutto per farci arrestare.
Quando è andato dalla polizia a denunciarci era molto sicuro di sé e dei suoi mezzi", ha detto il cronista al Tempo. Eppure tanta sicurezza è costata molto cara a Tulliani.

"Massimo Giletti - racconta il giornalista - ha mandato me e un operatore tv a Dubai, sapendo che c'era la possibilità di incontrare Tulliani. E in effetti, dopo 5 giorni che eravamo lì, l'abbiamo rintracciato mentre stava andando in aeroporto con la compagna Federica Papadia. Non è stato quindi un incontro casuale. Lui era tesissimo, già prima che si accorgesse della nostra presenza. Ha controllato che la fidanzata si imbarcasse. È rimasto a guardarla da lontano, anche dopo i controlli della sicurezza".

L'incontro c'è stato, e pure una breve intervista. Poi però Tulliani si è sottratto, preferendo chiedere aiuto ai poliziotti. "Lui era agitato perché aveva già avuto una brutta esperienza con i fotografi di "Chi" - spiega il cronista - e quindi pensava che fossimo dei paparazzi. Continuava a ripeterci: 'Quanto vi pagano?'".

Secondo la versione del giornalista, diversa da quella dell'avvocato di Tulliani, il cognato dell'ex presidente della Camera voleva farli arrestare. "Ha dato di matto, con deliri di onnipotenza. Diceva concitato alla polizia: 'Sono venuto a Dubai per stare tranquillo. Sono una persona perbene e questi giornalisti stanno commettendo una violenza privata. Dovete fermarli!'. Per spiegare quanto era incattivito, quando mi hanno bloccato, all'inizio, ero solo, perché avevo detto al cameraman di restare un po' distante. Invece lui ha urlato: 'C' era un altro col cappello. Prendetelo! Prendetelo!'".

E pensare che non è stato neppure il giornalista a informare i poliziotti che quello con cui stava cercando di parlare era in realtà un latitante ricercato in Italia. "Solo dopo aver fatto il controllo sul suo passaporto - spiega Bonistalli - gli agenti hanno scoperto che aveva un mandato di cattura internazionale. Fino alla fine speravo che la situazione rientrasse. Gli dicevo: 'Giancarlo, ma cosa stai facendo?'". I poliziotti alla fine hanno deciso di arrestare Tulliani e interrogare il giornalista. "Sono dovuti intervenire anche i nostri servizi segreti", spiega Bonistalli. "Però questa volta le cose non sono andate come Tulliani sperava. Anzi, la situazione gli si è rivoltata contro".

Cameraman e giornalista di La7 sono finiti per qualche ora dietro le sbarre, ma sono riusciti comunque a salvare le immagini di quanti successo all'aeroporto di Dubai. "Domenica spiegheremo in diretta in che modo - conclude Bonistalli - Anche quella è stata una specie di spy -story. Grazie a un secondo telefono che avevo nascosto, ho fatto appena in tempo (prima che mi perquisissero) ad avvisare con un sms la produzione di La 7 che ci avevano arrestato. Altrimenti chissà quando ci avrebbero liberato.

Magari saremmo rimasti un mese in cella, prima che si chiarisse la situazione".

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