Un contante da ricchi aspetta paziente alle frontiere. Così, se a Como vi capita di chiedere a un cinese di offrirvi da fumare, mettete in conto un probabile rifiuto. Nel pacchetto l’uomo potrebbe celare fino a 20mila euro, mille per sigaretta, arrotolando con cura, e infilando al posto del tabacco, due banconote da 500 euro per ogni bionda. Il «metodo», scoperto dalla Gdf nei controlli alla dogana, è appunto di gran moda tra i «soggetti d’etnia cinese». Il taglio, invece, ossia il biglietto viola da 500 euro, è senza dubbio quello preferito da riciclatori, evasori fiscali, criminali ed esportatori di valuta in genere.
Categorie che ne fanno letteralmente incetta, tanto che la pur diffusissima banconota (600 milioni di pezzi nell’Ue nel 2011, il 34,57% del contante circolante in euro) è praticamente introvabile per i comuni mortali in mezza Europa. In Italia è lo stesso. Ma con qualche curiosa eccezione geografica. Perché sempre i dati delle Fiamme gialle, ripresi nel rapporto sull’esportazione di capitale presentato a marzo dall’Icsa, la fondazione di Marco Minnitti, fanno emergere come l’80 per cento delle banconote da 500 euro «italiane», ossia 4 su 5, siano concentrate in tre aree «ben definite». Ossia «i comuni a ridosso del confine italo-svizzero, la provincia di Forlì e il Triveneto». Tutte lì, aspettando di varcare il confine, a due passi dalle «tre rampe di fuga dei capitali dal nostro territorio», o appena rientrate «clandestinamente».
Il motivo della propensione al viaggio dei bigliettoni da 500 è ovvio: più valore, meno ingombro. Così «una normalissima valigetta 24 ore può contenere senza nessuna difficoltà fino a 6 milioni di euro in banconote da 500 euro». Mica male. Tanto che qualcuno, per complicare il lavoro a chi sposta il proprio tesoretto all’estero, comincia a valutare di ritirare dalla circolazione il taglio di maggior valore dell’Euro. Lo ha già fatto nel Regno Unito la Soca, l’agenzia britannica contro la criminalità organizzata, che ha analizzato per 8 mesi i movimenti dei biglietti da 500, giungendo alla conclusione che sono utilizzati «quasi esclusivamente dai riciclatori di denaro», per spostare i capitali delle principali organizzazioni criminali. Per fare un esempio, un milione di sterline, in biglietti da 20 pound, pesa cinquanta chili. Il corrispondente in euro, taglio da 500, of course, «dimagrisce» fino a 2,2 chili di peso. A Londra è bastato. E così, il 20 aprile di un anno fa, è stata bloccata la vendita dei biglietti da 500 euro a banche e agenzie di cambio della Gran Bretagna.
In Italia, Paese che di suo ha una sfrenata passione per i contanti (nel 2007 il 91 % delle transazioni erano in contanti, contro il 59 % della Francia), i 500 euro hanno tremato quando s’è parlato di mettere un tetto ai pagamenti cash sopra i 300 euro. Ma tanto finché sono in circolazione l’importante è farli, appunto, circolare. Fuori dai confini del Bel Paese. E i modi per farlo, quando la somma sfora la soglia dei 10mila euro, sono tantissimi. Delle sigarette e della classica valigetta s’è detto, ma l’elenco è lungo. Ancora i cinesi scollano e incollano i «salvaslip», imbottendoli di banconote, e non tramonta mai il rotolo di biglietti «indossato», o meglio infilato nelle calze, nelle mutande, nel reggiseno. Ma c’è chi prova a nascondere la sua fortuna tra le pagine di un libro, dietro le foto di un album, e chi «copiando» i narcotrafficanti ricava doppifondi e strani nascondigli in auto, e una volta alla dogana incrocia le dita.
Una vita clandestina, quella del biglietto da 500 euro.
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