A Bari Asl e Policlinico associate a Confindustria

L'ira del governatore Emiliano "Non possono stare al tavolo con i privati"

A Bari Asl e Policlinico associate a Confindustria

La sanità soffre di tante contraddizioni. Queste non mancano anche a Bari, dove prorprio ieri si è scoperto che l'Asl e il Policlinico fanno parte di Confindustria. Insomma, fino a prova contraria la sanità in Italia è pubblica, ma nella Regione di cui è presidente Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Pd, due aziende che si occupano proprio di sanità pubblica fanno parte dell'associazione degli industriali.

“In Confindustria ci sono aziende private e controparti, loro non possono stare a quei tavoli” ha dichiarato il governatore della Puglia al quotidiano regionale “La Gazzetta del Mezzogiorno”, quando è venuto a conoscenza di questo "paradosso" al termine del congresso provinciale della Cisl Medici.

Il dito accusatore del governatore, giudice in aspettativa, è rivolto contro il direttore generale della Asl Bari, Vito Montanaro e il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli.

La contraddizione sta proprio nella gestione dei soldi. All'italiana. Vengono utilizzati fondi pubblici per pagare servizi di formazione privati, da quanto si apprende dal quotidiano pugliese. In particolare 8mila euro per il Policlinico (iscritto dal 2013 al 2016) e 10mila per la Asl di Bari (iscritta dal 2015) a partire dal 2018.

I rispettivi direttori generali, da quanto si legge sulla stampa locale, si difendono accusando il pubblico per i suoi tempi biblici (come dar loro torto) e affermando a gran voce che far parte di Confindustria abbia portato a un netto salto di qualità, ma sono pronti a ritrattare la loro posizione e a fare un passo indietro.

Nel suo intervento, il presidente di Confindustria di Bari e Bat provincia, Domenico De Bartolomeo, ha subito contestato la bufera che si è scatenata alla fine del congresso del sindacato dei medici.

“L’iscrizione delle aziende sanitarie pubbliche a Confindustria - ha spiegato - avviene in tutta Italia”.

La questione rischia dunque di diventare un caso politico regionale, sollevando un dubbio: si mantiene l'attuale sistema di welfare o si punta ad una scelta di privatizzazione della sanità sul modello americano?

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