Bari, scoppia la polemica sul "villaggio dei migranti"

Nel centrosinistra si litiga su dove creare il “Villaggio della seconda accoglienza”, per trasferire i cento immigrati accampati nel capannone dell'ex Set al quartiere “Libertà”, in uno spazio più vivibile

Bari, scoppia la polemica sul "villaggio dei migranti"

“Io non faccio opposizione” esordisce così Salvatore Campanelli, avvocato e presidente della commissione Urbanistica del comune di Bari (lista Decaro per Bari). Ma fa rumore, anzi apre una crepa nella maggioranza di centrosinistra, il suo distinguo sulla proposta del Comune di apertura del “Villaggio della seconda accoglienza”, per trasferire i cento immigrati accampati nel capannone dell'ex Set al quartiere “Libertà”, in uno spazio più vivibile vicino la Fiera del Levante: “Non si tratta di né di razzismo, né di discriminazione sociale - spiega Campanelli – vogliamo solo avere un progetto preciso che specifichi le motivazioni che hanno portato alla scelta di quella sede, se non c’erano alternative e per quanto tempo gli immigrati stazionerebbero lì sono dettagli importanti perché all’eventuale approvazione del progetto ne consegue un variazione del piano regolatore”.

Sarà, ma il sapore di “pugnalata alla schiena” del sindaco Decaro, in queste parole, c'è tutto. Anche perché lo stesso primo cittadino rimarca come si tratti: "Di baresi. Per me son tutti baresi, indipendentemente dal colore della pelle. Non posso lasciare le persone nelle tende".

Le dichiarazioni di Campanelli rafforzano, inevitabilmente, il no alla delibera del Comune che dispone il trasferimento nelle nuove abitazioni (la cui costruzione è finanziata con un milione e 100mila euro dal ministero dell'Interno), pronunciato qualche giorno fa, dal III Municipio San Paolo-San Girolamo (il quartiere preso in considerazione dall'Amministrazione cittadina). Campanelli rincara la dose: “La sede è vicina oltre che alla Fiera del Levante, anche al Coni, dove donne e bambini svolgono attività sportive e non sappiamo quali migranti andranno ad abitare il villaggio. Inoltre, anni fa abbiamo bonificato le aree residenziali, compresa quella zona, ed oggi sistemarci le case mobili dei migranti mi sembra una contraddizione”, aggiunge il consigliere della lista Decaro che poi francamente ammette: “C’è un problema di sicurezza. Ho chiesto ai colleghi consiglieri di trovare un’altra collocazione. In quell’area abbiamo investito dei soldi per ristrutturarla, pulirla, rimetterla a posto; non possiamo utilizzarla per gli immigrati, non mi sembra corretto. Proporrò le caserme dismesse di Via Napoli (zona più decentrata). A Bari ogni quartiere ha un’area per l’accoglienza dei rom o degli immigrati, anche nei quartieri Japigia e Carbonara ci sono spazi preposti a questo uso, ma non sono nel centro abitato”.

Domani, per questa vicenda che rischia di mettere in crisi la tenuta politica della maggioranza di centrosinistra a Bari, è il giorno della verità. Proprio Salvatore Campanelli, in qualità di presidente della commissione Urbanistica, insieme a Silvio Delle Foglie (Partito democratico), presidente della commissione Lavori pubblici, hanno deciso di riunire in seduta congiunta i due organismi per ascoltare sull'ormai rovente questione immigrati, proprio il sindaco Decaro, l'assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Galasso e il presidente del III Municipio Massimiliano Spizzico. In quella sede si capirà se e come sarà sciolto il nodo del trasferimento degli oltre cento migranti. Sui prossimi passi dell'Amministrazione – a cominciare dall'approvazione della delibera che darà il via libera al trasferimento - pesano e peseranno le parole di Campanelli “Non è una questione di razzismo o discriminazione sociale”.

"Io all'incontro non andrò. Sono spaventati - spiega il sindaco di Bari Antonio Decaro - così com'erano spaventati al quartiere Libertà, quando montammo le tende. Quei ragazzi non hanno mai creato problemi a nessuno, scappano dalla guerra e dalla fame. Se protestano perché stanno nelle tende è comprensibile. Chiederò ai consiglieri e ai cittadini del quartiere San Girolamo di incontrare queste persone, capiranno che non fanno male a nessuno. Poi sposteremo un po' di persone anche in altre sedi oltre alle unità abitative mobili. Non possiamo lasciare le persone nelle tende, devono essere per forza sistemate fino a quando non troveremo un'altra sistemazione. Convocherò io il municipio - chiosa De Caro non senza una punta polemica - perché domani si riuniscono solo le commissioni".

“Il villaggio della seconda accoglienza” dovrebbe sottrarre gli extracomunitari alle lamiere, afose d’estate e fredde d’inverno del fatiscente capannone dell'ex Set dove sono alloggiati dal 13 novembre 2014, dopo essere stati nell’ex convento di Santa Chiara prima occupato e poi reso inagibile dalle fiamme di unincendio.

Al villaggio, gli oltre cento

extracomunitari sarebbero trasferiti in case mobili (le ha definite così il consigliere Campanelli) più dignitose in Largo Mohamed Taher Pacha, l’egiziano di origine turca fondatore, ironia della sorte, dei Giochi Mediterraneo.

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