Cronache

Bassetti: ''Così non arriviamo a marzo. Ecco cosa hanno sbagliato''

Il Professor Matteo Bassetti avverte: ''In questo modo il sistema non regge''. Poi sulla farraginosità della burocrazia italiana dice: ''Il peggior nemico del Covid''

Bassetti: ''Così non arriviamo a marzo. Ecco cosa hanno sbagliato''

Code infinite per i tamponi, contagi che schizzano verso l'alto e ospedali presi d'assalto. Dopo il delirio della prima ondata, nulla è cambiato per la gestione dell'emergenza sanitaria: il caos regna sovrano da nord a sud del Paese. Colpa del virus o delle lungaggini burocatriche che hanno rallentato la messa a punto dei reparti? ''Se ci sono regioni già in difficoltà, significa che non è stato fatto quello che si doveva. Bisognava tenere la macchina con il motore acceso'', dice il Professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Regione Liguria, in una intervista a Il Messaggero.

Tremilacinquecento postazioni aggiuntive nelle terapie intensive, hub Covid e tanti, una marea di ventilatori ipertecnologici. I piani organizzativi per il rafforzamento delle strutture sanitarie promettevano faville, invece, siamo punto e a capo. Non appena la curva dell'epidemia ha ripreso ad impennare, i buoni propositi sono andati a farsi benedire costringendoci all'ennesima, affannosa, corsa contro il tempo. ''E non dovrebbe essere così, - spiega l'esperto - anche perché in questo momento la situazione sta riguardando prioritariamente la bassa e media complessità: i ricoveri sono tanti ma di persone con sintomi che possono essere gestiti pure nei reparti di medicina, non casi complicati come a marzo/aprile''.

Il feedback tra governo centrale e Regioni, negli accordi di consolidamento della rete sanitaria territoriale, non ha funzionato. Ed oggi, coi contagi che ieri hanno sfondato il tetto dei 10mila casi, e a fronte di una frenesia che non predice nulla di buono, bisogna fare i conti con una organizzazione colabrodo. ''Quando vedo una persona fare otto ore di coda per un tampone, penso che chiaramente qualcosa non ha funzionato. Servirebbe anche maggiore oculatezza nella richiesta dei tamponi, in alcuni casi è una sorta di modo per scaricare le responsabilità, si fanno fare perfino se non ci sono sintomi o non c'è stato un vero contatto''. Molte difficoltà attuali nella gestione dell'emergenza erano evidenti già nella prima ondata. La domanda è lecita: perché non ci si è preparati nel frattempo? ''Non voglio giustificare ovviamente, ma non è semplice, ad esempio, convertire un ambulatorio in poco tempo. - chiarisce Bassetti - La nostra burocrazia è la più complicata del mondo. Non credo sia un problema di volontà. Penso che tutti i governatori vogliano dare un servizio migliore ai cittadini, però se poi i finanziamenti non sono stati sbloccati, se l'accesso ai fondi è stato complesso, se non hai potuto assumere perché i contratti non li hai potuti fare, c'è sempre il cavillo e via dicendo Lo ripeto, non credo sia stata una questione di volontà''.

Un ritardo organizzativo c'è ed è sotto gli occhi di tutti. E mentre ai ''piani alti'' ci si scarica la colpa l'un con l'altro, a suon di frecciatine e dichiarazioni al vetriolo, la farraginosissima burocrazia italiana continua a mietere più vittime della pandemia. ''La burocrazia italiana è il peggior nemico della lotta al Covid. Tutti, credo, nelle regioni abbiamo preparato i piani pandemici, la ragione per la quale non sono stati ancora fatti, non penso sia legata all'incapacità di qualcuno ma al fatto che il nostro è un sistema molto ingessato. Dobbiamo imparare la lezione del Covid e renderlo più flessibile, oltre a metterci molti più soldi di quelli dedicati negli ultimi anni. Se c'è un'emergenza, si deve gestire con le regole dell'emergenza. Il Covid è una patologia in cui il tempo è fondamentale. Bisogna fare presto. Come fai a gestirla con un sistema farraginosamente lento?''. Ma i ritardi si pagano, talvolta a caro prezzo: ''Rischiamo di scontarli pesantemente, purtroppo. Torniamo al tampone. È chiaro che se servono otto ore per farlo, la persona potrebbe contagiare altri. Il tampone si fa per evitare il contagio, così si rischia l'effetto contrario''.

A fine partita, il conto da pagare potrebbe essere salato. Il rischio è che il sistema collassi ancora prima di arrivare a marzo: ''Nessuno può dirlo.

- conclude Bassetti -Certo se andiamo avanti con i ritmi attuali di crescita, il sistema non può reggere fino a marzo, diventa veramente difficile''.

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