Non merita sconti. Non merita nulla. Le parole di Valentina Belvisi sono dure, decise. E non lasciano dubbi: lei, 25 anni, non ha più un padre. Perché quell'uomo che l'ha messa al mondo è lo stesso che ha massacrato con 29 coltellate sua madre. "Non voglio che esca presto dal carcere. Non possono dargli anche uno sconto di pena dopo quello che ha fatto a mia madre, sarebbe come ucciderla di nuovo", afferma ai microfoni del Corriere.
È il 15 gennaio del 2017 quando la madre di Valentina, che si trova nella sua casa a Lorenteggio, smette di rispondere ai suoi messaggi di Whatsaap. Valentina è in Svizzera con il fidanzato e nel pomeriggio scopre cos'è successo dalla tv. Il padre ha accoltellato la moglie con 29 coltellate. L'ha colpita ovunque, senza risparmiare nessuna parte del corpo. "La forza devi trovarla anche se certi giorni non ti alzeresti dal letto", dice. Il loro era un matrimonio tormentato, condito spesso con episodi di violenza. Lui la picchiava e nel '95 l'aveva pure accoltellata alla schiena. "Era un femminicidio annunciato il suo", afferma Valentina. "A mia madre, che io amavo e amo alla follia, avevo detto e ridetto di lasciarlo, la imploravo: lei non ci riusciva. Era convinta potesse cambiare".
Luigi Messina è stato condannato a 18 anni di carcere. "Io speravo nell'ergastolo", afferma Valentina, che guarda già al sei giugno, quando il Tribunale di Milano discuterà il ricorso in appello dei legali del padre. Chiedono uno sconto di pena.
"Già 18 anni sono pochi, ora l’uomo che ha ucciso mia madre potrebbe addirittura ottenere la riduzione della pena se accogliessero le attenuanti generiche e questa cosa mi fa impazzire. Se ciò accadesse, vorrebbe dire che non c’è giustizia in questo Paese. Io sarò in quell’aula perché mia madre non subisca un’altra coltellata". La trentesima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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