Belgio, la "madre del jihad" in libertà ​grazie a un cavillo giudiziario

Fatima Aberkam è collegata al capo dei reclutatori di Molenbeek. Con l'accusa di terrorismo è stata condannata a 15 anni di carcere. Ma dopo appena quattro mesi è già libera

Belgio, la "madre del jihad" in libertà ​grazie a un cavillo giudiziario

La "madre del jihad" è stata rimessa in libertà dopo solo quattro mesi di reclusione. Eppure Fatima Aberkan (55 anni) era stata condannata a 15 anni di carcere (massima pena per terrorismo nel Paese) per partecipazione - con ruolo di leadership - in attività di gruppo terroristico. La donna era, infatti, in contatto con "figure chiave del radicalismo più estremo". Tra queste anche il predicatore musulmano Khalid Zerkani, il capo dei reclutatori di Molenbeek, covo del radicalismo islamico a Bruxelles. Nonostante la condanna a dodici anni di carcere, il 42enne di origini marocchine è capace di influenzare gli attentatori in modo decisivo anche dietro le sbarre.

Come precisa il quotidiano La Derniere Heure, Fatima Aberkan è stata liberata per un cavillo giuridico. L'avvocato della donna, Cedric Moisse, ha spiegato davanti alla giustizia belga di aver presentato il 29 aprile un ricorso. La Corte di Cassazione non ha, però, potuto fissare una data per esaminarlo prima del 5 ottobre, ossia più del massimo di cinque mesi di attesa dalla presentazione. La "musa" ispiratrice dello Stato islamico è così stata rimessa in libertà ieri. I giudici si sono limitati ad assegnarle l'obbligo di consegnare i due passaporti (uno belga e uno marocchino). Non potrà, quindi, lasciare il Paese, dovrà presentarsi regolarmente in commisariato e non potrà uscire dalle 22 alle 6. In più, dovrà essere seguita da uno psicologo in un centro specializzato in deradicalizzazione. Infine, sarà allontanata da Molenbeek e le sarà vietato consultare pagine web che esortano al jihad e al terrorismo islamico.

Tra le figure del terrorismo con cui Fatima Aberkan era in contatto, c'erano Nizar Trabelsi, condannato nel 2004 a dieci anni di

carcere con l'accusa di pianificare un attacco contro la base americana di Kleine Brogel, e Malika el Aroud, affiliata ad al Qaeda e nota anche per la sua pagina web che istiga al jihad.

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