Non bastavano le minacce ai genitori dei bambini in affido. Gli assistenti sociali della Val d'Enza avrebbero addirittura pensato di intimidire pure i carabinieri. È quanto emerge da alcune intercettazioni - rese note dal Tg3 Emilia-Romagna - che aggiungono dettagli sempre più inquetanti al caso Bibbiano e che fanno pensare che i “demoni” degli affidi illeciti sapessero i rischi che stavano correndo e, pur di scamparla, fossero pronti a tutto.
A parlare sono due neuropsichiatre. Durante la conversazione al telefono in cui discutono di un maresciallo dei carabinieri che si era rivolto a loro per richiedere alcuni documenti sugli affidi di Bibbiano, ad un certo punto, una delle due dottoresse esordisce dicendo “…E comunque potevi anche dirgli guardi che lei è sposato, c'ha figli, cioè non si sa mai…”. Poi una risata, probabilmente di risposta, da parte della collega.
Un’intimidazione, una minaccia velata, persino nei confronti di un pubblico ufficiale. E perché proprio dopo la richiesta delle prove sugli affidi? Forse tutti sapevano l’illeicità di quello che stavano compiendo e nonostante avessero capito di essere finiti nell’occhio del ciclone perseveravano nell’errore, cercando persino di sviare le indagini.
Dopo tutto non stupisce che questo fosse il modus operandi degli indagati. Lo avevano già fatto anche nei confronti di due genitori affidatari. Quando i carabinieri li chiamarono a consegnare le ricevute dei pagamenti inerenti all’affido, i due avvertirono del fatto gli assistenti sociali, che iniziarono a sommergerli di raccomandazioni. “Mi raccomando se fanno domande particolari rispetto a valutazioni…non rispondete - ordinava l’assistente sociale riferendosi al colloquio con gli ufficiali - sopratutto se vi fanno domande non adeguate vi devono spiegare…voi chiedete perchè vi stanno chiamando…qual è l’oggetto”. Ancora una volta, dalle intercettazioni pubblicate nell’ordinanza della Procura, gli psicologi appaiono preoccupati per le indagini e cercano, ad ogni costo, di sviare i controlli. “Menomale che me lo avete detto va… - diceva, sollevato, l’assistente sociale ai genitori - “ma non vi fate intimorire dalla divisa voglio dire…”
Al momento per le due neuropsichiatre non è stato contestato il reato di minacce
a pubblico ufficiale, sebbene, secondo gli inquirenti, vi fossero i presupposti. Intanto le indagini continuano, e non è escluso che possa aggiungersi alle ipotesi di reato a seguito di ulteriori approfondimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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