Bibbiano, un'altra bambina potrà riabbracciare i suoi genitori

Martina, la bambina strappata ai genitori per un disegno - secondo l'accusa - modificato dagli assistenti sociali, torna dalla sua famiglia

Bibbiano, un'altra bambina potrà riabbracciare i suoi genitori

Finisce con un lieto fine un’altra delle terribili storie che riempiono le 272 carte dell’inchiesta “Angeli e Demoni” portata avanti dalla Procura di Reggio Emilia che ha portato allo scoperto il losco giro degli affidi illeciti.

Martina (nome di fantasia ndr), 10 anni, è una delle piccole a cui i “demoni” della Val d’Enza avevano strappato via i suoi genitori. Adesso, finalmente, la piccola potrà riabbracciare la sua famiglia. I suoi genitori.

Il suo calvario ebbe inizio con una breve telefonata. “Non venga più a prendere sua nipote a scuola, non ce n’è bisogno: la bambina è stata trasferita in un altro istituto e ora penseremo noi a tutto. Non vivrà più con lei”, dissero gli assistenti sociali. Dall’altra parte della cornetta la nonna della piccola che aveva preso in affido la sua nipotina, nata dal figlio diciassettenne e dalla compagna di soli quattordici anni. I due ragazzi erano stati considerati dagli psicologi della Val D’enza troppo giovani e immaturi per crescere la propria figlia. La coppia - secondo quanto descritto dalle carte - si lasciò solo dopo tre anni dalla nascita della bambina. Per questo i servizi sociali decisero che Martina doveva vivere dalla nonna. Fino a quando, gli psicologi, stabilirono che neanche lì, la bimba, era al sicuro.

Le prove della non adeguatezza della nonna a gestire la bambina vennero giustificate dai servizi sociali con un disegno fatto da Martina che, secondo gli psicologi, suggeriva che la piccola avesse subito violenze sessuali. Un disegno che, secondo l’accusa, fu in realtà modificato da una psicoterapeuta dell’Ausl. La donna, sempre stando alle carte, avrebbe aggiunto due lunghe braccia alla bimba raffigurata, che andavano a toccare l’adulto in modo sospetto. E così la piccola fu strappata dalla sua famiglia e consegnata, prima ad una casa-famiglia e, poi, data in affido ad una coppia di sconosciuti. Un disegno divenuto il simbolo di questa brutta storia.

“Una mostruosità incompressibile” per la nonna di Martina che, subito dopo la terribile telefonata, andò a denunciare tutto ai carabinieri, come racconta al Corriere.it Natascia Cersosimo, capogruppo del movimento all’Unione Val D’enza e amica di vecchia data della nonna.

Le carte della Procura raccontano anche che, durante le sedute con gli psicologi, a Martina venne chiesto più di una volta di raccontare se avesse subito violenze in famiglia. Ma la bimba ha sempre negato e, anche la visita ginecologica alla quale venne sottoposta, ha poi confermato la versione della minore. Nessun abuso, nessun maltrattamento. Niente poteva giustificare l’allontanamento di Martina dalla sua famiglia, se non le prove falsificate di un disegno da interpretare.

Adesso il Tribunale dei minori che, da tempo, esamina attentamente ogni singolo caso denunciato dalla Procura, ha deciso. La piccola può tornare a casa. Martina tornerà a vivere dalla nonna, insieme al suo papà e potrà, finalmente, riabbracciare i suoi familiari ritrovando la pace, dopo mesi d’inferno e sofferenze.

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