Cronache

"Folle, devo pagare 18mila euro". Bolletta impazzita in gelateria

Rincari record, la bolletta in gelateria schizza da 5mila euro a quasi 18mila. Il proprietario si sfoga: "È mancata l'attenzione alle imprese, il prossimo governo deve agire"

"Folle, devo pagare 18mila euro". Bolletta impazzita in gelateria

L’aria è densa e fa un caldo anomalo. È un microclima che non t’aspetti quello in cui ti ritrovi immerso quando varchi l’ingresso del Palazzo del Freddo all’Esquilino. Ci arrivi lasciandoti alle spalle piazza Vittorio e camminando lungo via Principe Eugenio. Ci arrivi dopo aver perso il conto dei negozi orientali, dei bazaar, dei minimarket. Vendono tutti la stessa merce, a basso costo, di bassa qualità, di dubbio gusto.

È insomma uno dei tanti boulevard del centro di Roma dove il commercio non è più un affare per italiani. Forse è anche per questo che il Palazzo del Freddo, la storica gelateria di Giovanni Fassi, è una specie di istituzione. Qui si farciscono coni e coppette dal 1880, quasi un secolo e mezzo. Nel tempo l’attività è cresciuta, si è evoluta ed espansa, arrivando sana e gloriosa nella mani del pronipote Andrea Fassi, 38 anni, che ci accoglie all’ingresso. È accaldato come noi e ha portato con sé un foglio di carta. È lì la spiegazione del perché nel Palazzo del Freddo l’impianto di climatizzazione sia a riposo. Quel foglio di carta è una bolletta: una soltanto, quella del mese di luglio, e segna l’importo record di 17.862,84 euro. Quando l’ha vista arrivare è impallidito. La prima cosa che ha fatto? "Ho chiamato il commercialista". La risposta che ha ottenuto? "La devi pagare".

Andrea, erede di questo neanche tanto piccolo impero, conosce bene i rischi d’impresa. È questione di dna. Legge i giornali, si informa, sapeva perfettamente che il conto energetico sarebbe stato salato. "Avevo messo in preventivo che le utenze sarebbero lievitate, pensavo del doppio, ma non del quadruplo: 18mila euro è una cifra esagerata, una cifra che non puoi davvero prevedere", racconta con aria incredula. Andrea, ma in queste condizioni quanto potete resistere? "Ne riesco a pagare una, due, dopodiché mi sarò mangiato tutto l’utile e andrò in perdita". Per fortuna la sua è un’azienda solida, e all’occorrenza si può sempre attingere dai risparmi, ma dover aggredire quelli sarebbe un pessimo segnale. "Quanto può durare? Non so, un anno, ma che senso ha lavorare per pagare le bollette? È una follia".

C’è il rischio di dover mandare a casa qualcuno? "Se continua così non potrò sicuramente rinnovare i contratti a tempo determinato, e sarò costretto a tenere la gelateria al minimo, magari chiudendola per uno o due mesi l’anno". Andrea pensa già alla prossima bolletta ed è corso ai ripari. Non solo spegnendo il climatizzatore, ma anche razionalizzando la produzione. "Allungo il tempo di utilizzo di alcuni macchinari, lasciandone fermi altri, e poi cerco di tenere le luci accese il meno possibile durante la giornata". I prezzi del gelato però non si toccano. "Andrebbe contro la filosofia del mio bisnonno". Il vecchio Fassi, anticipando di gran lunga le più moderne applicazioni di consegna a domicilio, spediva il suo gelato dappertutto già nei primi anni del secolo scorso: nel Lazio a 18 lire, in tutte le città del Paese a 20-22 e all’estero a 28. "Il nostro è sempre stato un gelato di lusso a buon mercato, un gelato per tutti", ci dice con orgoglio.

Di strategie energetiche non se ne intende, non sa se il price cap o il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas siano la strada giusta, sa solo che c’è qualcuno che deve dare risposte. "Mi ha colpito il fatto che c’è stato tanto allarmismo mediatico sul discorso rincari, ma a livello istituzionale non sono arrivate né linee guida né consigli da parte di nessuno. Se banalmente ci avessero avvisato che i consumi andavano ridotti radicalmente, suggerendoci anche quali contromisure adottare, non saremmo a questo punto".

Spera nel prossimo governo. "Chiunque vinca deve fare qualcosa, avere una strategia chiara, dialogare con le imprese, guidandole fuori da questo temporale, anche perché dall’inizio della campagna elettorale si ha la sensazione che si sia fermato un po’ tutto". È in momenti simili che il senso di responsabilità che grava sulle spalle di ogni erede è più difficile da sostenere.

"Tutti questi anni di storia pesano eh, e poi pensa che brutto se si dovessero spegnere anche le nostre luci, qui fuori la sera sembrerebbe il deserto dei tartari".

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