Boom di suicidi per motivi economici

Secondo le stime del servizio Prevenzione del suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, sui 4.000 suicidi complessivi in un anno, il "fattore economico" ha pesato per più un terzo: si tratta quindi di oltre mille persone

Boom di suicidi per motivi economici

La crisi economica si fa sentire. E spesso, purtroppo, qualcuno non ce la fa ad andare avanti e decide di farla finita. Questa disperazione può colpire tutti, senza distinzioni: operai o impiegati licenziati, imprenditori falliti, disoccupati. Le cronache degli ultimi mesi sono sempre più ricche di episodi come quello di Bologna, che ha visto un uomo di 58 anni darsi fuoco davanti all'Agenzia delle entrate. Sui 4.000 suicidi complessivi in un anno, pare che il "fattore economico" abbia pesato per più un terzo: si tratta quindi di oltre mille persone. Sono le stime dello psichiatra Maurizio Pompili, responsabile del Servizio prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma. "Purtroppo questi dati non ci sorprendono - spiega Pompili - nella storia è un fenomeno già visto. Ci fu un boom di suicidi nel 1870, dopo una grande crisi e l’aumento del prezzo del pane, e un’altra escalation negli anni ’30 del ’900, gli anni della grande depressione. Si parla di grandi crisi, ma anche piccole: di recente si è ucciso un anziano che aveva un debito di mille euro".

È il mondo che crolla addosso alle persone più fragili: "Mancano i soldi, si pensa di non aver assolto il compito di mantenere sè stessi e i propri cari, e nel caso degli imprenditori

c’è anche l’angoscia per la sorte dei dipendenti. Il fallimento economico diventa un fallimento esistenziale, totale, da cui si fatica a uscire". E spesso a incidere in modo pesante è anche lo Stato

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