Il cantiere più antico I 160 anni di Baglietto

In un libro la storia di armatori, capi di Stato e dei successi con il logo del gabbiano

«Questo è un marchio che, se trattato con rispetto, può dare molto». Qualche anno fa, Beniamino Gavio non avrebbe immaginato che sarebbe toccato a lui organizzare il più grande «raduno» che la storia della nautica ricordi per festeggiare il 160 anni del cantiere più antico d'Italia: Baglietto. E così il «Gabbiano» ha richiamato al Museo della Scienza e della Tecnologia, armatori da tutto il mondo, grandi firme del design e giornalisti. Tra i vip il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, Lapo Elkann, Gross Pietro (IntesaSanpaolo) e Massimo Ponzellini (ex Bpm). Simpatico il siparietto Gavio-Elkann: «Siamo entrambi piemontesi, juventini e italiani». Invitati dal moderatore Federico De Rosa, gli autori del libro «Baglietto, 160 anni di nautica italiana» - Roberto Franzoni, Dominique Gabirault e Justin Ratcliffe – hanno raccontato l'eccellente lavoro attraverso una lunga raccolta di testi e immagini inedite. In 160 anni, la storia del «Gabbiano» passa attraverso guerre, boom economico, crisi e grandi successi internazionali. Ma è anche la storia di tanti armatori illustri: pontefici, capi di Stato, musicisti, scrittori e imprenditori. Dall'imbarcazione realizzata nel 1888 per papa Leone XIII al 27,5 metri GA 30 costruito nel 1962 per Gianni Agnelli e al megayacht dell'Aga Khan; dallo yacht (15 metri) di Vittorio Emanuele III, alla barca di Gabriele D'Annunzio che nel 1932 il Vate battezzò «Alcyone». Una storia infinita, fatta di successi anche sportivi – record mondiale di velocità del Mas (1938), lo stesso scafo (Motoscafo armato silurante) utilizzato dalla Regia Marina nei due conflitti mondiali. Una storia che continua, fino al varo dell'ultimo megayacht di 46 metri (settembre scorso). Una storia affascinante con un futuro ancora tutto da scrivere, grazie anche al binomio Baglietto-Paszkowski Design che sta esplorando nuove soluzioni stilistiche. «Il Gabbiano torna a volare». Così il nostro Giornale di Bordo titolava un'intera pagina dedicata a Baglietto che rischiava una fine ingloriosa. Fino al salvataggio ad opera di Beniamino Gavio, a capo di una galassia che va dalle autostrade alle costruzioni e altro ancora. In poche parole una sfida coraggiosa in piena crisi globale. Era il febbraio 2012. Monti, qualche mese prima, aveva dato il colpo di grazia alla nautica italiana. Ma in giro c'era qualcuno disposto a rischiare 20 milioni di euro per l'acquisizione e altri 18 per il rifacimento del cantiere della Spezia. «Baglietto è un nome della nautica che suscita da sempre forti emozioni – dice Beniamino Gavio – È un patrimonio di tutti. È questa passione che mi ha spinto nel 2012 a acquisire un marchio che rischiava di scomparire. E nonostante un mercato difficile io continuo a vivere un'esperienza fantastica. Baglietto fa parte di un gruppo solido, con buona liquidità». Quindi al sicuro. Forse la nautica italiana, al di là della concorrenza, dovrebbe ringraziare.

Nel futuro potrebbe esserci anche un ritorno alla vela, «valuteremo le dimensioni e i materiali con cui realizzarla», aggiunge Gavio. E ancora: una nuova barca da realizzare in collaborazione con la Marina Militare e una riproposizione dello storico modello Ischia.

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