Caos ulivi tra bombe carta e "bella ciao"

Scontri nel cantiere di San Foca: sassaiuola di notte e cori contro il governatore Emiliano

Caos ulivi tra bombe carta e "bella ciao"

Lecce - Una bomba carta che squarcia il silenzio della notte, una pioggia di pietre scagliate verso l'area dei lavori. E poi, una volta sorto il sole, il parapiglia con polizia e carabinieri, le bordate di fischi che accompagnano il passaggio dei camion su cui vengono caricati gli alberi, i cori intonati sulle note di «Bella ciao» e gli slogan contro i politici. Compreso il presidente della Regione, Michele Emiliano, che pure più volte si è schierato con i manifestanti attaccando il governo e annunciando un ricorso dopo l'altro. È stata un'altra lunga giornata ad alta tensione a San Foca, contrada San Basilio, marina di Melendugno, piccolo centro della provincia di Lecce e approdo italiano del gasdotto Tap. Qui, in questo fazzoletto di Puglia da cui passerà il gas proveniente dall'Azerbaijan, i lavori vanno avanti. E le contestazioni pure, innescate dall'espianto degli ulivi: si tratta di 211 alberi, devono essere temporaneamente rimossi per far posto al tunnel ma saranno piantati nuovamente nella stessa zona.

Le rassicurazioni di governo e azienda, e la sentenza del Consiglio di Stato che ha riconosciuto la regolarità delle procedure, non sono valse a placare gli animi. E così la rivolta prosegue. Ne ha fatto le spese un operaio di 39 anni che stava lavorando nel cantiere: a metà mattinata è cominciata una sassaiola, l'uomo ha accusato un problema di cuore ed è stato trasportato in ospedale. Ma la tensione si era accumulata anche durante la notte, quando è stata fatta esplodere una bomba carta vicino al cancello e sono stati sparsi grossi chiodi per danneggiare i camion con gli ulivi diretti verso il luogo di stoccaggio; inoltre alcuni bulloni della rete di recinzione sono stati rimossi. Polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno dovuto organizzare un cordone di sicurezza per blindare l'area. Agenti e militari sono intervenuti per forzare il sit in di una trentina di manifestanti, che sono stati spostati uno alla volta in modo da consentire il passaggio degli autocarri.

Attorno al cantiere, dove si sono radunati anche sindaci e consiglieri regionali, sono rimaste decine di persone: c'è chi ha dormito in tenda, chi invece ha trascorso la notte in macchina. Altri sono arrivati il giorno dopo. Tutti invocano lo stop ai lavori e il salvataggio degli ulivi. «Ma gli alberi non andranno distrutti, saranno piantati negli stessi punti, torneranno esattamente dov'erano», fanno sapere da Tap. Fatto sta che la protesta non si ferma. E se l'arcivescovo di Lecce, Domenico D'Ambrosio, invoca «il dialogo e il sereno confronto», auspicando «una pausa per riflettere e per ascoltare le ragioni del territorio», Emiliano ribadisce che «la Regione Puglia è al fianco delle popolazioni locali».

Tuttavia il governatore deve incassare la stoccata del primo cittadino di Squinzano, Mino Miccoli. Il quale smentisce il presidente della Regione sulla disponibilità del suo Comune a ospitare l'approdo Tap al posto di Melendugno: «Non c'è alcun consenso», taglia corto il sindaco.

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