La capotreno pestata a pugni ​E nessuno dei presenti la aiuta

La denuncia della Fit Cisl: sul convoglio da Como a Milano, donna di 25 anni aggredita da un passeggero italiano senza biglietto

La capotreno pestata a pugni ​E nessuno dei presenti la aiuta

L'ennesima aggressione ai danni di un capotreno, colpita questa volta a pugni da un passeggero senza biglietto. I fatti risalgono a venerdì mattina, sul treno che collega Como a Milano. La violenza si sarebbe consumata vicino alla stazione di Seregno.

Secondo quanto riportato dal sindaclista della Fit Cisl, Filippo Ghibaudi, alla "Provincia di Como", la capotreno avrebbe notato un uomo di mezza età sdraiato sui sedili del convoglio. "Si è quindi recata da lui per chiedergli, con modi del tutto gentili, di assumere una posizione più consona - spiega il sindacalista - Davanti alla richiesta l'uomo ha rifiutato di cambiare atteggiamento. Solo allora la capotreno ha voluto vedere il suo titolo di viaggio, e scoprendo che ne era sprovvisto, gli ha intimato di scendere alla successiva fermata, quella di Seregno". A quel punto sarebbe esplosa la violenza, vicino alle porte della carrozza. "È allora che il viaggiatore ha iniziato ad aggredire la collega alle spalle, proprio nel momento in cui il treno era in frenata per la sosta alla stazione di Seregno".

La vittima è una donna di 25 anni, mentre l'aggressore sarebbe un cittadino italiano. Su quanto accaduto sta indagando la polizia ferroviara, che spera di riuscire a risalire all'indentità dell'uomo poi scappato. La ragazza, colpita anche al costato, è stata portata d'urgenza all'ospedale di Desio, dove è stata dimessa con dieci giorni di prognosi e la necessità di portare il collarino. A sollvare la polemica, poi, è anche il fatto che nessuno sarebbe interveuto in sua difesa. "Nessuno dei presenti, alcuni in piedi accanto ai due, è intervenuto in aiuto della donna che è scesa sulla banchina, mentre il suo aggressore ha preso la via della fuga", spiega Ghibaudi. Che poi attacca "l'iperbuonismo" e "l'ipergarantismo" che si sarebbero diffusi nel Belpaese.

"Serve che anche in Italia si adotti il modello svizzero che non tollera mezze misure e che prevede che chi assume comportamenti del genere sia punito dalla legge, sanzionato in maniera anche pesante - conclude - Non è possibile che ci siano persone che ancora pensano di aggredire un lavoratore e poi di farla franca".

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