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Caputo nega tutto: "Non ho ucciso io Fortuna"

Davanti ai magistrati, Raimondo Caputo ha respinto tutte le accuse: "Nessun abuso". Ma la piccola testimone lo accusa

Caputo nega tutto: "Non ho ucciso io Fortuna"

"Non ho ucciso Fortuna, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali": si è difeso così, stamani, nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, Raimondo Caputo, 43 anni, accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, di 6 anni, buttandola giù dall'ottavo piano nel Parco Verde di Caivano (Napoli) il 24 giugno 2014. L'interrogatorio - si apprende a palazzo di giustizia - è stato condotto dal Gip Alessandro Buccino Grimaldi; presente il pm di Napoli Nord Claudia Maone. Caputo, che ieri aveva dato segni di cedimento al momento della notifica dell'ordinanza, in carcere, dove era già detenuto per violenza sui figli della sua convivente, oggi - si apprende sempre da fonti giudiziarie - ha ribadito la linea tenuta in questi due anni di indagini, ed è tornato a essere la persona che il gip descrive nell'ordinanza come "caparbio" nell'ostacolare l'attività investigativa. Nell'interrogatorio, che si è svolto nel carcere di Poggioreale e non si è protratto a lungo, Caputo ha respinto tutte le accuse e ha ribadito le posizioni tenute nel corso delle indagini, coordinate dal Procuratore aggiunto Domenico Airoma. In particolare ha detto di non trovarsi nel luogo dove è morta Fortuna, di essere "un buon padre" e di "non aver commesso mai niente".

Le dichiarazioni di Caputo contrastano però con quelle della piccola testimone.

Intanto due vicine di casa della famiglia della bambina sono indagate per l'ipotesi di reato di false dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. Fra le persone indagate - si apprende da fonti vicine all'inchiesta - vi è la donna che gli investigatori ritengono abbia raccolto la scarpa persa da Fortuna al momento della morte.

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