Cari sacerdoti il pulpito non è sui social

Basta con i preti che come piccoli Savonarola appiccano l'incendio dove non può essere controllato: sui social

Cari sacerdoti il pulpito non è sui social

Adesso basta. Basta con i preti che come piccoli Savonarola appiccano l'incendio dove non può essere controllato: sui social. Passi per don Lorenzo Guidotti che su Facebook se l'era presa, fra polemiche estenuanti e reazioni furibonde, con la ragazza stuprata alla Stazione di Bologna da un magrebino cui aveva concesso troppa, sconsiderata confidenza. Ora però ci si mette un'altra tonaca, quella di don Francesco Pieri, pure lui bolognese, che sui social posta come fosse un bicchiere d'acqua una frase provocatoria che più provocatoria non si può: «Ha più morti sulla coscienza Riina o la Bonino?».

Perché, don Piero? La rete è un fiume che ribolle già per i fatti suoi, la rete è acqua che corre vorticosa, bolle, schiuma, fraintendimenti, pregiudizi e fake news. Nella rete nuotano pesci di tutti i colori, dunque Facebook e gli altri social possono essere il bacino di una pesca paziente di anime, compito di ogni pastore. Ci mancherebbe. Ma intorbidare ancora di più le acque già agitate, questo no. Che senso ha buttare nel gorgo frasi a effetto, talvolta ermetiche, quasi sciarade che qualcuno decifrerà e molti no, provocando altri strepiti e grida. I preti non dovrebbero dopare un fiume già dopato e non hanno, fino a prova contraria, il dovere di fare i fenomeni. Di stupire comunque. Le prediche, che ci mancano moltissimo e te ne accorgi quando finalmente ne senti una come Dio comanda, hanno bisogno di un luogo adatto: in chiesa o altrove, non importa, ma in un contesto.

Non si tratta, sia chiaro, di fuggire dalla modernità e di tornare ai tempi non rimpianti del Sillabo, ma di evitare

un patetico inseguimento della contemporaneità. Ai sacerdoti tocca presentare il cristianesimo, l'avvenimento degli avvenimenti. La corsa a chi le spara più grosse la lascino a chi naviga senza bussola. E senza rimpianti.

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