Coronavirus

Carlo Bonomi eletto presidente di Confindustria

Milano si prende Confindustria. Chi produce torna protagonista

Carlo Bonomi eletto presidente di Confindustria

Un presidente che passa direttamente da Assolombarda a Confindustria non si era mai visto. Ci avevano provato in tanti nel dopoguerra, ma a riuscirci è stato ieri Carlo Bonomi, che assumerà la guida dell'associazione il 20 maggio. E si troverà davanti, fino al 2024, i quattro anni più difficili della storia repubblicana.

Per Milano e la Lombardia, devastate dalla pandemia del Covid-19 più che in qualunque altra area al mondo, non poteva esserci un momento più indicato per esprimere la rappresentanza dell'industria nazionale: il cuore dell'economia, del «Pil» italiano batte proprio qui. Ed è qui che si è fermato. Non è un caso che Bonomi abbia ieri raccolto più del doppio dei voti di Licia Mattioli, che nella sfida rappresentava la continuità con l'attuale Confindustria, politica, romana, espressa in un'era che si è scoperta estinta.

Ma dietro a Bonomi e alla Lombardia è l'intero Nord che prende le redini di Confindustria, per diventare l'interlocutore chiave del governo in vista della ricostruzione. Nessun progetto, nessun rilancio che appaia credibile potrà prescindere dalla piena condivisione con la rete delle imprese italiane, piccole e grandi, di cui Confindustria è il leader naturale. Grandi opere, industria 4.0, manifattura ed export: i tasti su cui il Nord batteva già prima del virus andranno rianimati e probabilmente ripensati per un «dopo» che nessuno sa come sarà.

Questo è il compito, arduo, che attende Bonomi. Il quale, peraltro, aveva già mostrato in Assolombarda la combattività necessaria. E che ieri, nel suo intervento dopo la designazione, ha fatto subito filtrare 2-3 concetti chiari, in vista della «fase 2». In primis il tema delle task force governative: «Benissimo i comitati di esperti, ma la loro proliferazione dà il senso che la politica non ha capito, non sa dove andare. È smarrita». E quindi rimedia chiamando Vittorio Colao. Quando, sembra suggerire Bonomi, c'è già chi può dire come fare a ripartire: chi meglio di Confindustria? Ma c'è da affrontare un retro pensiero assai dannoso per gli italiani: «La politica ci ha esposto a un pregiudizio fortemente anti-industriale, che sta ritornando in modo molto importante». Per Bonomi, che lo ha detto anche in una recente intervista al Giornale, si tratta di un'oscenità, non essendo gli imprenditori disposti a passare per sciacalli o untori. «La strada che dobbiamo seguire è quella del metodo prima delle date», ha detto ieri, come a escludere ogni scelta frettolosa. Ma gli imprenditori esigono di essere parte del processo decisionale.

Senza presunzione, consapevoli che «insieme dovremo cambiare anche noi imprese».

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