Caro sindaco, senza 5 Stelle Milano funziona

La forza di Milano, negli ultimi anni, è stata quella di non cadere nella trappola di Grillo e del suo Movimento propenso alla "decrescita felice"

Caro sindaco, senza 5 Stelle Milano funziona

La forza di Milano, negli ultimi anni, è stata quella di non cadere nella trappola di Grillo e del suo Movimento propenso alla «decrescita felice». Tanto che mentre il resto del Paese a trazione Cinque Stelle perdeva colpi uno dietro l'altro e imboccava la via dell'assistenzialismo di Stato, il capoluogo lombardo cresceva come non mai, merito di una lunga serie di buoni amministratori di centrodestra e di centrosinistra che nel tempo si sono succeduti alla guida della città simbolo della Lombardia e dell'Italia migliore.

Da queste parti i grillini non hanno mai toccato per fortuna palla, ignorati dagli elettori e quindi irrilevanti nelle istituzioni. È quindi con stupore che leggiamo dell'intenzione di Beppe Sala, sindaco Pd di Milano in scadenza di mandato (si voterà nella primavera prossima) di aprire la porta di Milano al suo amico Beppe Grillo in cambio di un sostegno - esplicito o implicito si vedrà - alle prossime elezioni.

Ovviamente Sala è libero di fare ciò che crede, ma se uno è costretto a chiedere aiuto al partito della Raggi, di Toninelli e della Azzolina - cioè a degli incapaci che sono esattamente il suo opposto da tutti i punti di vista - vuole dire che non è messo un granché bene e che ha paura di non farcela ad essere rieletto. Quindi prendiamo atto che da oggi è ufficiale che Milano ha un sindaco debole costretto a elemosinare aiuto a un partito lontano miglia da lui (per la questione Expo i grillini lo avrebbero visto volentieri al gabbio) e questa non è una bella notizia per la città. E non lo è neppure per il Paese, di cui Milano è la locomotiva economica e culturale. Ma prendiamo anche atto che Beppe Sala - uomo di cui mi onoro di un'amicizia che spero sincera e che per me rimarrà tale a prescindere - è finito nel tritacarne del Coronavirus e non sa come uscirne, se non aggrappandosi al più statalista e ipocrita dei possibili soci: cioè a quei Cinque Stelle che sono quanto di più lontano ci sia dallo spirito meneghino che lui dovrebbe interpretare e difendere.

Può essere che si tratti solo di un colpo di caldo agostano, ma temo di no. Il potere annebbia anche le menti degli uomini migliori, e fino a ieri avrei detto che Sala - pur nelle diversità di vedute - fosse uno di questi.

Portare i grillini a Milano potrà anche essere la sua salvezza elettorale (tra l'altro non è detto né certo) ma è un errore che Milano non gli perdonerà mai. E che fa cadere le residue probabilità che anche qualche elettore di centrodestra possa fare un pensierino sulla sua riconferma.

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